Matteo Salvini (foto LaPresse)

È tornato truce

Salvini si tuffa in Sicilia, tra Covid e migranti

Riccardo Lo Verso

Sbarchi, liti fra sindaci, fra sindaci e ministri, fughe dai centri di accoglienza, casi di positività al coronavirus. Luglio caldissimo sull'isola. Piatto ricco per la campagna in sofferenza del leader leghista, che ci si fionda subito

Era chiaro a tutti che in Sicilia stesse scoppiando il putiferio per l'arrivo di massa dei migranti. Il primo a fiutarlo è stato Matteo Salvini che, sensibile al tema, si è precipitato alcuni giorni fa a Lampedusa, isola simbolo di una situazione fuori controllo.

   

  
Barche e barchini arrivano a raffica dalla Libia e dalla Tunisia sulle coste siciliane. Dieci, venti, cinquanta piccoli e grandi sbarchi in poche ore. Uno dopo l'altro, senza soluzione di continuità. E questo caos per il leader della Lega è il più provvidenziale degli assist. Basta scorrere i post del Capitano su Facebook per rendersene conto: “Porto Empedocle. Immigrati fuggono in massa dalla tensostruttura. Un disastro. Italiani controllati in casa e in spiaggia, clandestini liberi di fare quello che vogliono”. Migranti e Covid: un binomio vincente per racimolare migliaia di like arrabbiati.

  

 
La cronaca lampedusana dà una mano, e che mano, a Salvini con le immagini di una famiglia tunisina che attracca in porto. Sembrano avere l'aria da vacanzieri piuttosto che lo sguardo dell'affannosa ricerca di una vita migliore. “Ecco il grado di ridicolizzazione e umiliazione dell'Italia e degli italiani - scrive Salvini - causato da questo governo fallimentare. Ormai all'estero siamo una barzelletta”.

 

    
Sui social il capo della Lega posta un video. Il montaggio è degno delle migliori sceneggiature. Le freccette rosse e un richiamo sonoro invitano l'internauta a concentrarsi sul barboncino della famiglia, sugli occhiali da sole, il cappello di paglia, gli smartphone etc etc. Che però sono veri, non li ha certo inventati Salvini che soffia su un fuoco che altri hanno tardato a vedere.

   

 
Da una parte c'è la campagna elettorale permanente, dall'altro una situazione di emergenza destinata a proseguire, forse a crescere nelle prossime ore. I clandestini fuggono dai centri di accoglienza di Caltanissetta e Porto Empedocle. La polizia passa le notti ad acciuffarli. I sindaci alzano le braccia. Non sanno più come affrontare l'emergenza. Chiedono aiuto al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, che parla, pure lei, di “pericolo sanitario”, annuncia l'invio in Sicilia di navi per la quarantena e militari per evitare le fughe di massa dai centri di permanenza. Dove la piazziamo la nave? A largo di Porto Empedocle? No, meglio a Lampedusa dice il sindaco empedoclino. Nel frattempo sono iniziati i trasferimenti dei migranti dalla Sicilia verso altre regioni d'Italia, ma presto gli hotspot saranno di nuovo pieni.

    
Nella baraonda dei comunicati stampa, dei post e dei tweet finiscono per passare sottotraccia le parole del sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino, forse le più preoccupanti. Ha scritto al ministro Lamorgese per dire che i sindaci diventano bersaglio di invettive da parte dei cittadini. La gente non si sente più sicura e si crea lo “spazio a derive intolleranti e razziste”. La paura che i migranti portino il Covid complica le cose. I casi ci sono, come i dieci uomini sbarcati a Pozzallo e messi in quarantena. La paura è che qualcosa possa andare storto, come è accaduto per una ragazza somala, negativa al primo test rapido, e poi risultata positiva al tampone dove avere trascorso due giorni nel reparto di ostetricia del più grande ospedale palermitano.

     
Era chiaro a tutti che in Sicilia stesse per scoppiare il putiferio. Anche a Luca Zingaretti, segretario del Pd, il quale dice che quanto sta avvenendo “era abbastanza prevedibile” ed “era chiaro da mesi che gli effetti dell'epidemia, anche dal punto di vista economico e sociale, avrebbero posto in forma inedita questo tema”. Il Dem parla di “scenari che il governo deve valutare con la più grande attenzione” e di “impegno straordinario su più fronti: nel campo dell’accoglienza, del collocamento in Europa e in Italia dei flussi, di presenza politica e chiarezza nei confronti dei paesi di partenza, a cominciare dalla difesa dei diritti umani, dalla ricostruzione della rete di accoglienza in Italia”. Tutto vero, tutto giusto. Dovrebbe venirgli facile girare la nota oltre che ai giornali anche al governo che è appoggiato dal suo partito. Basta citofonare alla porta accanto.

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