Giuseppe Conte (foto LaPresse)

Qui Puglia

La campagna che Conte non può fare

Carmelo Caruso

Le difficoltà del premier nella sua regione. Con 5s o con Pd? Dimenticare Volturara Appula. Meglio eclissarsi a Palazzo Chigi. E Di Maio se la gode

“Se viene a fare campagna elettorale per Michele Emiliano si infuria il M5s, ma se si viene fare campagna per il candidato del M5s a infuriarsi è naturalmente il Pd. E se poi volesse, ma non mi sembra il caso, sostenere Ivan Scalfarotto, che è il candidato di Italia Viva e di Carlo Calenda, il capolavoro sarebbe compiuto: a infuriarsi sarebbero sia M5s e Pd. Questa sì che sarebbe unità…”.

 

E dunque, in Puglia, alle prossime elezioni regionali, Giuseppe Conte che farà? “Se ne starà naturalmente a Roma. Se stai fermo non sbagli, se ti muovi precipiti” anticipa Ignazio Zullo, che di Forza Italia è l’uomo forte in regione e che è brillante come lo è Conte, ma senza le angosce di Conte.

 

Nella terra di Padre Pio, santo protettore del nostro presidente (vedi puntata di Porta a Porta con Bruno Vespa), va in scena la spartizione del santo, l’accaparramento della pochette. A chi il braccio, a chi la gamba? E a chi il fidato Rocco Casalino offrirà una pezzuola imbevuta di Recovery Fund, a chi l’unghia che ha graffiato Aspi? Chi l’avrebbe detto? Sia M5s e Pd si contendono l’avvocato come se fosse una reliquia e lui, che è vanitoso, ma non stupido, per non scontentare i fedeli di governo deve scacciarli e rifugiarsi a palazzo Chigi, un po’ come il fraticello che si rifugiava nella cella di Pietralcina: “Andate a pregare”.

 

“Ma perché non ci provate, perché non vi mettete insieme? Come sarebbe bello” suggerisce a Nicola (Zingaretti) e Luigi (Di Maio) che hanno già tanti guai in Liguria e che hanno sperimentato il magnifico fallimento umbro. Vai a spiegare che in Puglia è diverso e che i tempi sono cambiati. “Con tutta la buona volontà, come posiamo sostenere Emiliano? Dovremmo rinunciare alle cause legali contro di lui. E le cause non si contano” dicono i parlamentari pugliesi distaccati a Roma.

 

“Rinunciare io? Io?” risponde Emiliano quando qualcuno, prendendola da lontano, un po’ così, comincia a dirgli “E però un tuo passo indietro, un tuo gesto di responsabilità. Che grande atto. Ti aprirebbe le porte del governo”. Ma questo governatore, ex pm (non ha mai rinunciato alla toga), questo omone tutto cozze e populismo, a sentire queste parole sagge, ordina alla sua segretaria di accompagnare “i simpatici amici” alla porta perché “ho da fare. Ho da preparare una vittoria”. E allora Conte, quando pensa alla Puglia che è la sua casa del Nespolo, la casa dolorosa che si deve lasciare come ‘Ntoni nei Malavoglia lasciava quella di Acitrezza, ha un attimo di malinconia: “E io che volevo tornarci…”.

 

A Candela, in provincia di Foggia, quel furbacchione di Rocco Casalino, aveva mobilitato Dario Adamo, responsabile social e videomaker, per fargli girare il cortometraggio: “Un viaggio nell’infanzia del premier”. Le vecchie mura, le marachelle, le dondolate di nascosto e le parole della mamma: “Sono emozionato, scusatemi. Candela è rimasto il paese dell’infanzia, dei ricordi spensierati, un paese incantato dove tutto appariva misterioso e stupefacente”. E Casalino sorridente: “Un capolavoro”. Quale presidente avrebbe toccato meglio le corde italiane? Sarebbe stato un successo se solo … (“Ma sicuri che non si riesce a trovare un accordo nella mia Puglia?” fino a pochi giorni fa Conte a M5s e Pd).

 

E invece nulla. Il viaggio in Puglia è rimandato, niente spiagge e né mare. Di Maio, che ultimamente fa l’uomo serio, si racconta che un certo compiacimento, nell’aver fatto saltare i programmi pugliesi dell’avvocato, lo abbia. Certo, Conte ci sperava. Lo pensa anche Zullo ma il rischio è troppo alto: “No, non verrà. Se tocchi la Puglia, tocchi il governo. E di questi tempi non è il caso”. Per conservare Palazzo Chigi non può tornare alla culla. Governare, che sacrificio.

 

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