I guai della maggioranza oltre il virus
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Una notte al caveau
Roma. L’accanimento su quell’annuncio scippato (“Evidentemente qualcuno ha scavalcato la ministra Azzolina…”) è sembrato così fuori luogo che a un certo qualcuno è ricorso all’ironia: “Presidente, rimandiamo questo annuncio alla ricreazione?”. Segno, però, che a Giuseppe Conte il cortocircuito comunicativo sulla chiusura delle scuole aveva provocato un’irritazione notevole. E infatti pochi minuti dopo, il premier si alza e, con un cenno, chiama anche Luigi Di Maio e Dario Franceschini fuori dalla sala di Palazzo Chigi dov’è in corso la riunione con le parti sociali e i governatori collegati in videoconferenza. E lì, nel ballatoio del primo piano, mostra a Rocco Casalino il monitor del suo smartphone: “Ha visto i titoli dei giornali online? Sembra che c’abbiamo ripensato. Ma è possibile che dobbiamo fare una figura del genere, in un momento come questo?”. E quindi, concluso lo sfogo, giù per le scale verso la sala stampa, per una comunicazione immediata ai giornalisti insieme al ministro dell’Istruzione: “Sì, le scuole si chiudono”. E con esse, si spera, pure la schizofrenia comunicativa del governo.
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