Roma. C’era un tempo, neppure troppo lontano, in cui la Novamont non era altro che “l’azienda molto amica di Renzi”. Così sentenziava Marco Travaglio, e così ovviamente ripetevano i maggiorenti del M5s (o forse era il contrario, ma vabbè). Del resto le prove c’erano tutte: l’amministratrice delegata, Catia Bastioli, era stato proprio Renzi a nominarla presidente di Terna nel 2014, e se lo aveva fatto era evidentemente perché la sventurata aveva risposto, tre anni prima, all’invito dell’allora Rottamatore sul palco della Leopolda. Per cui, quando il governo di centrosinistra rese obbligatorio l’uso delle buste di plastica biodegradabile, a partire dal primo gennaio 2018, la trama del complotto divenne chiara. E a quei pochi citrulli che non riuscivano a vederla, ci pensò Paola Taverna a rivelarla, in un post su Facebook in cui, col garbo di sempre, si chiedeva: “Chi pagherà la campagna elettorale del Pd?”. Risposta, ovviamente, scontata.
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