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Un re degli yogurt spiega a Prodi perché la politica deve ispirarsi agli yogurt

Carmelo Caruso

“La politica inciampa su questo alimento, prodotto che ultimamente, mi sembra, ha più durata dei governi”, dice Günther Seidner

Roma. Ha milioni di voti (i fermenti lattici). Sono tutti vivi (altro che crisi!) E’ il prodotto alimentare più amato dagli italiani (sopra le parti come Sergio Mattarella, anzi, sopra il banco frigo). Non ha bisogno di fare le primarie (vince con il plebiscito). Romano Prodi ieri, sul quotidiano la Repubblica, ha affondato il ‘cucchiaio’ nel vasetto. Il partito Italia Viva di Matteo Renzi? “Bellissimo nome. Un mio amico lo propose per uno yogurt forse per via dei fermenti vivi. Il problema è che lo yogurt ha una scadenza ravvicinata e questo per un partito può essere un problema”. Ma si può trattare così un simbolo italiano? Corriamo in Trentino Alto Adige, a Vipiteno, per interrogare i maestri dello yogurt e in questo caso il direttore della Latteria Sterzing-Vipiteno, Günther Seidner. Insomma, anche Romano Prodi è “scaduto” nel luogo comune. Se lo aspettava? “La politica inciampa nello yogurt, prodotto che ultimamente, mi sembra, ha più durata dei governi”.

 

Come darle torto. Partiamo dai fondamentali, dalla legislatura. Un governo dovrebbe durare cinque anni. Lo yogurt? “Circa cinquanta giorni, ma solo perché sulla data di scadenza, così come ci impone la legge, dichiariamo il numero dei fermenti lattici ancora vivi”.

 

Il Pd ha circa il venti per cento, Italia Viva forse il quattro. Direttore, ci può dare i numeri veri dello yogurt? “Circa un miliardo di fermenti lattici. Un vasetto deve contenere streptococchi e lattobacilli. Alla data di scadenza devono essercene ancora 10 milioni e il ceppo batterico più piccolo non deve essere inferiore a un milione”.

 

Rimangono sempre abbondantemente sopra la quota proporzionale e con i suoi numeri qualsiasi esecutivo sarebbe al sicuro da eventuali franchi tiratori. “Anche dopo la scadenza, i fermenti lattici sono milioni. Lo yogurt è un prodotto che, se mantenuto nella giusta catena del freddo, può essere mangiato anche dopo la scadenza senza nessun problema. Non si guasta”.

 

E’ chiaro che siete sotto un ingiusto attacco. “Voglio sfatare il mito della scadenza. Posso?”.

 

Lo yogurt ha qui diritto di tribuna come lo ha Prodi sui giornali. “Solo per dire che la mozzarella scade prima dello yogurt così come il pesce o altri formaggi. La verità è che lo yogurt è il prodotto più popolare. Credo sia questa la ragione che fa straparlare la politica e che fa cercare sempre il paragone con il nostro prodotto. Questo per dire che non c’è un collegamento tra i partiti che durano poco e gli yogurt”.

 

Avete attraversato la Prima, la Seconda repubblica. E siete rimasti sempre “bianchi”. Il vostro pantheon non è mai mutato, non vi siete mai trasformati e godete ancora della “fiducia” degli elettori, ops, dei consumatori. “Il segreto è tenere lo yogurt sempre alla stessa temperatura. Per intenderci circa quattro, cinque gradi, in frigorifero”.

 

La vostra manovra è sempre rivolta ai ceti “bassi”, allo stomaco del paese? Conferma? “Lo yogurt ha qualità straordinarie per l’apparato digerente. Aiuta l’intestino. Le sue qualità nessuno può metterle in discussione”.

 

Ha ragione, tutta colpa della dialettica politica che non sa più stare a tavola… Le è dispiaciuto che Prodi abbia fatto questo accostamento? “Noi siamo uomini che produciamo. Non possiamo stare dietro alle polemiche della politica e neppure dietro ai loro paragoni errati”.

 

E però, lo yogurt è di solidarietà nazionale. “Sono contento. Lo penso anch’io. A Prodi o chi altro, un consiglio: lasciate perdere”.

 

Giù le mani dallo yogurt. Le sue parole sono quelle di un prodotto che può vantare milioni di militanti. Una forza storica. Lo perdona? Forse può mandargli una scorta di yogurt. Che ne dice? “Potrebbe essere la soluzione magari con l’avviso di fare attenzione alla scadenza…”.

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