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Di che lacrime Gronda

L’opera appena bocciata si farà, dice Toninelli. Tanto per far dispetto alla Lega

L’ultimo balletto sulla vicenda della Gronda autostradale di Genova, andato in scena da mercoledì sera, farebbe venire le lacrime agli occhi a chiunque abbia a cuore lo sviluppo e l’adeguamento delle nostre infrastrutture, e non solo ai genovesi. Anche se le lacrime potrebbero essere causate non solo dallo scoramento, ma persino dalle risate e dal tono di farsa che inevitabilmente avvolge tutto ciò che entra nella sfera di competenza del ministro (ormai quasi ex) delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. La Gronda che, al netto di tutte le possibili varianti, aiuterebbe a snellire il traffico su gomma di Genova è un’opera progettata da molto tempo ma ferma da anni, ed è stata uno dei cavalli di battaglia delle furie antimoderne di Beppe Grillo. Poi c’è stato il Morandi e le polemiche sulla viabilità ligure palesemente inadeguata (di chi la colpa, se la Gronda non c’è?). Poi è finita nel frullatore demenziale delle analisi costi-benefici, e finalmente tre giorni fa, a tempo scaduto del governo, è arrivato il responso degli esperti: opera inutile, non s’ha da fare. Un mese fa i Cinque stelle avrebbero gongolato, e Matteo Salvini avrebbe tuonato contro il “partito dei No”. Ma nel frattempo è scoppiata la crisi e ieri Toninelli, non si sa in base a quale logica, ha dichiarato che invece “la Gronda si farà”. Tanto per far dispetto ai vecchi alleati, e strizzare l’occhio ai nuovi quasi amici.

 

“La Gronda si farà e grazie al lavoro istruttorio del Mit sarà realizzata nei termini in cui è davvero utile a Genova e a tutti i cittadini italiani – ha detto – La Lega taccia e badi a recriminare contro se stessa, perché mandando all’aria il governo del cambiamento, ha fatto harakiri e si è messa da sola fuori dai giochi. Ora sarà il M5s a condurre avanti da solo le tante riforme e gli interventi che servono a beneficio di tutto il paese”. Tutto bene.