Il vicepremier Matteo Salvini alla festa del Lavoro a Milano (Foto LaPresse)

Caro Truce, giù la maschera

Claudio Cerasa

Chi è davvero Salvini? E cosa farà con il potere quando sarà costretto a passare dallo status dell’irresponsabilità a quello della responsabilità? Come distinguere un leader pagliaccio da un leader realista. Indagine

Followship o leadership? Propaganda o governo? Follia o realtà? Ragione o sentimento? Sfascismo o realismo? Estremismo o trasformismo? La copertina dell’ultimo numero dell’Economist offre ai lettori una particolare immagine di Boris Johnson che può aiutarci a riflettere intorno a un tema importante che riguarda tutti quei paesi che in un modo o in un altro si ritrovano a fare i conti con la dura realtà della vita politica: la prospettiva di mettere il governo nelle mani di un leader populista più simile a un clown che a uno statista. L’Economist, offrendo ai lettori un fotomontaggio di Boris Johnson raffigurato con una metà del volto non pitturato da clown e una metà del volto pitturato da clown, si chiede quale sarà il volto di Boris Johnson che prevarrà qualora l’ex sindaco di Londra dovesse diventare la guida dei Tory e quindi del Regno Unito. Clown o non clown? Pagliaccio o non pagliaccio? Da un certo punto di vista, la stessa domanda che si pongono oggi molti inglesi vale per un pazzo paese come l’Italia che, dopo essere stata regalata a un partito fondato da un comico e guidato da un pagliaccio, si appresta a regalare il paese a un leader che, proprio come Boris Johnson e Donald Trump, ha caratteristiche più simili a un clown della politica che a uno statista di governo. La domanda dunque è più che legittima ed è forse la domanda più interessante da porsi in questa fase della nostra vita politica: ma chi è davvero Matteo Salvini? E cosa farà con il potere una volta che sarà costretto a passare dallo status dell’irresponsabilità di governo a quello della responsabilità?

  

 

Negli ultimi mesi, diversi giornali e diversi magazine europei hanno descritto il leader della Lega come il volto nuovo dell’Europa ma da mesi il volto nuovo dell’Europa fa di tutto per evitare di far capire qual è il suo vero volto. E l’incapacità di rispondere a questa domanda è uno dei tanti tratti che fanno dell’Italia un paese dominato non tanto dall’assenza di stabilità quanto dall’assenza di credibilità, di fiducia rivolta verso il futuro. E dunque bisogna ripartire da qui: chi è davvero Matteo Salvini? E si può nutrire, pur da posizioni distanti come la nostra, un ragionevole ottimismo rispetto a una sua possibile svolta moderata? A voler osservare senza amabili pregiudizi il percorso di Salvini, la risposta potrebbe essere un mezzo sì. Un tempo Salvini diceva che mai avrebbe rinnovato le sanzioni alla Russia ma dopo averle rinnovate lo scorso anno anche quest’anno il governo di cui Salvini è numero due le ha rinnovate ancora. Un tempo Salvini raccoglieva firme per uscire dall’euro, oggi i no euro hanno posti tutto sommato secondari nella geografia salviniana. Un tempo Salvini voleva fermare la Tav, bloccare le trivelle, fermare i termovalorizzatori, oggi Salvini non vuole fermare la Tav, non vuole bloccare le trivelle, non vuole fermare i termovalorizzatori. Un tempo Salvini considerava i terroni pericolosi come gli africani (“Non è un caso che siano africani o meridionali ad andarsene dall’Italia, gente senza cultura del lavoro”), oggi Salvini non dice più, come un tempo, Vesuvio-lavali-con-il-fuoco, considera i terroni meno pericolosi degli africani (tu chiamalo se vuoi progresso) e si limita a chiedere la sterilizzazione solo degli zingari (Mengele sarebbe stato fiero di lui).

 

Su alcune partite non secondarie, il trucismo si è oggettivamente convertito al realismo. Ma se poi si osserva con maggiore attenzione il percorso del leader della Lega risulta evidente che il realismo salviniano sembra essere costruito in modo tale da non rendere credibile una sua svolta moderata. Salvini non indossa più le magliette “Basta euro”, ma non ha mai rinunciato ad avere antieuro sparpagliati in giro per il partito (Borghi e Bagnai sono rispettivamente presidenti delle commissioni Bilancio alla Camera e Finanze al Senato). Salvini non dice più di voler fare in Italia quello che i brexiteers hanno fatto al Regno Unito, ma poi elogia uno strumento come i minibot che secondo alcuni antieuropeisti doc (come Yanis Varoufakis) sono costruiti in modo tale da rendere possibile l’uscita dell’Italia dalla zona euro. Salvini dice di voler tagliare le tasse come piace ai liberali, ma poi si dice un grande fan delle democrazie illiberali. Salvini dice di non voler scassare le istituzioni italiane, ma poi esulta quando il suo partito sostiene proposte di legge finalizzate a colpire l’indipendenza di Bankitalia. Salvini dice di voler sbloccare l’Italia, ma poi continua a tenere in piedi un governo che da un anno ha immobilizzato l’Italia. Salvini dice di volere una giustizia più giusta, e meno giustizialista, ma poi non batte ciglio quando c’è da approvare una riforma per allungare i processi e spiare le vite degli altri. “Il pensiero di Boris Johnson – ha scritto l’Economist – non è rigido come un cartello ma è flessibile come una banderuola. E al momento, purtroppo, in Gran Bretagna i venti soffiano in una direzione pericolosa”. Followship o leadership? Propaganda o governo? Ragione o sentimento? Sfascismo o realismo? Estremismo o trasformismo? Dare una risposta oggi è difficile. Ma il futuro dell’Italia in fondo è tutto qui. E anche per questo c’è da augurarsi che il populismo premiato alle europee sia costretto a fare i conti con il più pericoloso nemico che un pagliaccio possa ritrovarsi sulla sua strada: semplicemente, la realtà. Giù la maschera, caro Truce.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.