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Colabrodo Rousseau: dopo gli attacchi al Garante, Casaleggio paga la multa

Luciano Capone

Altro che “attacco politico”, l’Erede concilia in silenzio

Roma. Ingratitudine. Altro che attacco politico. Non c’è altro modo per definire il comportamento di Davide Casaleggio nei confronti di Antonello Soro. In questi anni di indagine sulla “Galassia Casaleggio” – il groviglio di società e associazioni, che va dalla Casaleggio Associati all’Associazione Rousseau passando per il M5s e tutti i relativi blog e siti – il Garante della Privacy ha sempre trattato l’Erede con molto riguardo: quando poteva tirare uno schiaffo, ha dato una carezza; quando doveva intervenire con decisione, ha fatto qualche rimprovero; quando è stato costretto a intervenire, ha dato un buffetto.

   

Nonostante le gravi inadempienze emerse durante le ispezioni sul lato della sicurezza e protezione dei dati di questo colabrodo informatico che dovrebbe sostituire la democrazia rappresentativa, il Garante non ha mai affondato il colpo. In prima battuta – siamo a fine 2017 – ha comminato una lieve sanzione, inevitabile di fronte a quello scempio, e indicato l’adozione di alcune misure “necessarie e opportune” per rendere il trattamento dei dati degli utenti conforme alla legge. Casaleggio ha passato l’anno successivo andando in giro, nei convegni e sui giornali a dire che era tutto a posto: “Abbiamo risolto tutto quanto è stato richiesto dal Garante per la Privacy e siamo anche andati oltre con maggiori garanzie di tutela del voto”. E assicura tutti di aver fatto i “penetration test”.

    

In realtà nulla era stato risolto definitivamente, dal lavoro istruttorio continuavano a emergere gravi “profili di criticità” che l’Associazione Rousseau non era in grado di (o non voleva) risolvere. E così, su esplicita richiesta di Casaleggio, a maggio 2018 il Garante concede una proroga per dare attuazione alle prescrizioni fino a settembre. Ma neppure dopo questa estensione dei tempi Casaleggio riesce a mettersi in regola e così, attraverso l’avvocato Andrea Ciannavei dell’Associazione Rousseau, chiede un’altra proroga. Qualunque altra autorità, probabilmente avrebbe smesso immediatamente di farsi prendere in giro. E invece Soro, forse proprio per evitare polemiche e sospetti sul suo passato da parlamentare del Pd, concede “un’ulteriore proroga fino al 15 ottobre”.

    

Alla fine, quando il Garante scopre che poco o nulla è stato fatto e che permangono forti inadempienze, non può fare altro che sanzionare l’Associazione Rousseau e lo fa con una multa da 50 mila euro, che non è neppure particolarmente elevata. Probabilmente Soro non si aspettava un mazzo di fiori, ma quantomeno – come forma di gratitudine – il rispetto del lavoro svolto dal Garante. E invece qual è stata la reazione di Davide Casaleggio? Un attacco feroce. Per scrollarsi di dosso le proprie colpe e responsabilità nei giorni in cui l’attenzione mediatica era tutta su di lui, anche per l’evento in memoria del padre da cui ha ereditato il controllo sul M5s, si scaglia contro il Garante: “A capo del Garante non può starci un ex capogruppo del Pd. E’ un attacco politico”. E poi: “Non ci sentiamo tutelati da un Garante che ci considera un nemico politico da colpire a livello mediatico”.

   

Dopo una presa di posizione così dura, e visto l’importante significato politico di questa sanzione, si immagina Casaleggio disposto a scatenare una guerra legale senza quartiere. E invece no. Come ha scritto pochi giorni fa il Giornale, Casaleggio ha “conciliato”, pagando immediatamente 25 mila euro (la metà) con l’impegno di rinunciare a qualsiasi ricorso o opposizione. Ma non basta. Marco Canestrari, autore insieme a Nicola Biondo del libro “Il sistema Casaleggio”, ha rivelato che è Casaleggio stesso a certificare di avere torto. Dallo scambio di documentazione intercorso con il Garante, emerge infatti che Casaleggio aveva pagato due società esterne per svolgere dei test di sicurezza. Solo che faceva un po’ fatica a consegnare i risultati. Per un semplice motivo: l’esito dei “penetration test” voluti da Casaleggio, fatti da aziende scelte da Casaleggio e pagate da Casaleggio coincidono esattamente con le conclusioni del Garante: “L’approccio alla sicurezza delle pagine esposte in rete è risultato essere inadeguato rispetto alle migliori pratiche del settore”.

   

   

   

In pratica quando Casaleggio accusava Soro di aver sferrato un “attacco politico” al M5s sapeva di dire una bugia. L’importante era incolpare qualcun altro dei propri fallimenti: tanto se pochi giorni dopo si corre a pagare in silenzio, nessuno se ne accorge. Tutti saranno impegnati in un’altra di quelle polemiche che durano 24 ore.

   

P.s.: Il pagamento in misura ridotta è ammesso, ma al momento in cui si paga si deve dichiarare di avere adempiuto alle prescrizioni. Casaleggio ha pagato dopo una settimana circa. Ha adempiuto in fretta...

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali