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Per gli alleati europei Salvini oggi è più un rischio che una rassicurazione

Giuliano Ferrara

L’imbarazzo di Le Pen ma non solo. Il gioco troppo rozzo del ministro dell'Interno per definire una leadership italiana a destra

Specchio delle mie brame, chi è la più bella destra del reame? Marine non va dal Truce lunedì. Orbán nemmeno. Si fanno fotografare con lui, un modello, un amico, un alleato. Ma per il resto piede di casa. Spiegazione: nessuna significativa. Lui lunedì in un albergo lancia l’Europa del Buonsenso, capirai. I sondaggi danno il gruppo leghista secondo dopo la Cdu tedesca, e cento deputati in tutto agli euroscettici duri su 700, con la riserva della eventuale partecipazione dei britannici alle elezioni, sorpresa. I player non italiani dell’Europa da cambiare dal di dentro, con il Buonsenso o altro, sono i polacchi, che diffidano del putinismo salviniano. La stessa Le Pen non finisce di normalizzarsi dopo la sbandata antieuro che le ha fatto perdere le presidenziali, ha cambiato nome da Front in Rassemblement, ha favorito una scissione a destra nel segno del sovranismo antieuropeo puro, va a Praga con il ceco Tomio Okamura e l’olandese Wilders, poi a Bratislava con il partito fratello Sme Rodina, che ha perso le presidenziali, ma a Milano no, ha un impegno elettorale in Bretagna, irrinunciabile. Vox spagnola sta sotto a un Partito popolare in via di radicalizzazione elettorale, sotto ai socialisti che guidano i sondaggi, ma non vuole stare sotto al Truce, pubblicamente si esprime con diffidenza. Che succede nel reame?

 

Alla fine troveranno un modo di unificarsi, magari dopo le elezioni, nel grande gruppo euroscettico di cui parlava in gennaio Marine Le Pen. Magari due gruppi. Chissà che fine farà Orbán, sospeso dai popolari, in bilico. Chissà che farà Berlusconi, che con una voce chiede ai popolari di trovare vie per allearsi con i sovranisti e rieducarli, così dice, e con la voce di Tajani censura il nuovo flirt della Lega con l’AfD, affermando perentorio che in quel gruppo ci sono i più antitaliani d’Europa. La vittoria, se può chiamarsi vittoria l’irrobustimento di una minoranza scalpitante, composta di partiti che non vogliono vedere oltre i confini nazionali, compatta le forze in campo e i loro fini politici. Specie quello di condizionare il centro popolare e staccarlo da socialisti liberali e verdi, che sono poi un discorso a parte. Vedremo.

 

Resta per adesso la sensazione che il doppio o triplo gioco del Truce, Putin e Trump, Medioevo e tacco 12 via contratto, strategia del no alle infrastrutture e produttivismo, conti sballati per tutti e reddito e pensioni, e recessione per tutti, questo gioco è troppo rozzo per definire una leadership italiana a destra, che è negli auspici e sarebbe anche nei numeri. Anche Renzi andò da Dio alle elezioni, ma non gliene venne in tasca gran che, tutto sommato. Insomma, si può sospettare che al di là delle cortesie, eppoi mica tanto, e delle formalità tra convergenti, il Truce sia percepito, insieme con il suo paese Calimero del sistema finanziario europeo, più come un rischio che come un incentivo e una rassicurazione. Strano, perché l’Italia con l’Austria, che gioca una partita a sé e ha una composizione anomala del governo rispetto agli schemi della destra Ue, è tuttavia il paese in cui l’esperimento sognato altrove ha messo capo a un governo  e a una tattica incendiaria che hanno fatto furore. Troppo furore, forse. 

 

Se ne è accorto perfino Giggino, che è preoccupato delle alleanze a destra della Lega in Europa, e addossa al collega vice, lui che flirtava con gli squadristi dei gilet gialli, i peggiori, un’alleanza con i negazionisti della Shoah. Grande è il disordine sotto il cielo del Buonsenso, e la situazione non è affatto eccellente. Il miracolo da incubo continua: fino alla chiusura dei porti in esecuzione del governo del contratto, quella destra aggressiva e maggioritaria in Italia non esisteva, era una minoranza d’assalto e nulla più, ora esiste. Bucare in Europa, tra tante destre diverse e tutte nazional-sovraniste, è forse un affare più complicato. Sopra tutto se dall’alto di una instabilità dei fondamentali e di una percezione dell’Italia truce come paese che spende, spande e mette il sale sulle sue piaghe, rischio infezione, meglio un comizio in Bretagna. 

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.