Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede festeggiano l'approvazione dello “spazzacorrotti” davanti alla Camera (foto LaPresse)

“I miei ex compagni leghisti non sanno neanche quello che votano”

David Allegranti

Francesca Zaccariotto, assessore a Venezia, spiega al Foglio perché "la legge 'spazzacorrotti' distrugge la classe politica"

Roma. Per vent’anni ha militato nella Lega, è stata sindaco di San Donà di Piave per 10 anni e poi presidente della provincia di Venezia. Oggi Francesca Zaccariotto è assessore ai Lavori pubblici nella giunta Brugnaro ed è in trincea – fatto raro per un politico di centrodestra – in difesa della politica, costi della democrazia compresi. Le fa un effetto strano vedere i suoi ex compagni di partito approvare norme come lo “spazzacorrotti”. “Senza voler offendere nessuno – dice Zaccariotto al Foglio – io credo che non sappiano neanche quello che votano. L’ho verificato in passato nella mia esperienza di presidente della provincia, quando moltissime persone che hanno votato per l’abolizione delle provincie non erano a conoscenza di quello che stavano facendo e se ne sono accorti solo in un secondo momento”.

 

Francesca Zaccariotto è assessore ai Lavori pubblici nella giunta Brugnaro (Foto via Facebook)


 

Peraltro, dice Zaccariotto, “le persone capiscono quello che stanno votando soltanto quando è una cosa che le riguarda. In questi anni sono state approvate molte leggi che ricadono soprattutto sugli amministratori locali e non sui parlamentari, che sono due categorie completamente diverse. Un esempio per tutti è la legge Severino: basta una condanna in primo grado per non far svolgere l’attività di sindaco, cosa che non vale per i parlamentari. È una fobia contro la quale non si è trovato alcun rimedio. La condanna in primo grado è solo un primo passo di un processo più ampio, ma basta a segnare a morte la vita politica di un sindaco o di un consigliere, che in quel momento finisce”.

 

Secondo Zaccariotto c’è “una sorta di una logica giacobina” dietro queste leggi. “Il risultato è che la classe politica non avrà più un certo spessore con cui contribuire al paese”. Zaccariotto stessa ha avuto qualche problema in questi anni perché “dopo essere stata presidente della provincia non potevo avere nessun incarico professionale pubblico all’interno dei comuni che rientrano nel territorio in cui avevo svolto il mandato. Per farlo devono passare dai 2 ai 5 anni”. Insomma, dice l’assessore della giunta di Brugnaro, “sembra che chi fa politica debba pagare un prezzo per depurarsi da qualcosa di negativo. Il messaggio che passa è che un politico è inevitabilmente corrotto. Secondo me è deleterio ciò che sta succedendo ed è distruttivo per la classe politica. Ma le dirò di più. Anche il limite di due mandati per il sindaco, una figura eletta dal popolo, è sbagliato. Se ha lavorato bene, se le persone lo votano, perché non dovrebbe poter fare un terzo mandato?”. 

 

Insomma, dice Zaccariotto, “così si distrugge la classe politica. In questo modo la possono fare solo i pensionati e i disoccupati. Ecco perché difficilmente troviamo persone qualificate per fare il sindaco, persone che magari sono disponibili a mettere fra parentesi la loro carriera professionale: ma chi glielo fa fare? Quando ho visto l’ultima legge, lo ‘spazzacorrotti’ ho pensato che è tutto folle”. Equiparare un’associazione a un partito solo perché ha al suo interno un politico “è folle”. Ma questi attacchi alla politica sono ormai una prassi che colpisce, dice Zaccariotto, soprattutto “gli amministratori locali. Pensiamo a un consigliere comunale che oggi riceve un gettone lordo di 40 o 20 euro a seconda del numero di abitanti che ha il suo comune.

 

A questi consiglieri sono stati tolti dei diritti che prima avevano per potersi documentare, per poter lavorare sugli atti. Fare politica, anche fare il consigliere comunale, è un lavoro. Si è passati dalla prima repubblica, che riconosceva a chi faceva l’amministratore pubblico uno spazio in cui non doveva inventarsi cose strane per svolgere bene il proprio mandato, a questa situazione in cui se se un amministratore locale ti sei rovinato di fatto per il resto della tua vita. E nessuno parla mai di queste cose, non c’è un dibattito serio sui rischi che si prende una persona che sta lavorando e che decide di prestarsi alla politica per senso civico”.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.