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Referendum propositivo, maneggiare con cura

Servono modifiche di peso per non trasformarlo in un’arma nucleare

In una stagione in cui molti sono i fautori dello smantellamento della democrazia rappresentativa, introdurre l’istituto del referendum propositivo è materia da maneggiare con cura, ma non da demonizzare. L’istituto delle leggi di iniziativa popolare esiste da sempre, non è sbagliato, ma nella storia repubblicana non ha mai prodotto granché. Il referendum abrogativo, saggiamente costruito dai Padri e limitato nei campi e nel quorum, è un’arma convenzionale, diciamo, per mettere pressione sul Parlamento e farlo legiferare su un determinato argomento, trovando per il possibile una mediazione parlamentare tra le forze politiche. Il referendum propositivo, invece, è un’arma nucleare, diciamo. Se, come si rischia, diventa lo strumento con cui una proposta scritta da una parte dovrà tradursi in legge entro 18 mesi, o altrimenti referendum sarà. Maneggiare con cautela, ma senza demonizzare.

 

Ieri la Camera ha approvato (con 272 voti a favore, 141 contrari e 17 astenuti) la proposta di legge costituzionale molto cara ai Cinque stelle. Ora è previsto il passaggio al Senato, e poi il secondo doppio passaggio alla Camera. E’ qui che bisognerà cercare di correggere le storture. Il rischio più grave, il “quorum zero”, è stato evitato, ed è stato introdotto un limite di validità nel complesso accettabile. Il problema più spigoloso da risolvere è innanzitutto quello delle materie. Escludere le materie costituzionali o di diritto europeo non è sufficiente. Bisogna chiarire che siano escluse anche le materie penali (qualcuno proporrà per via referendaria la pena di morte?) e tributarie (un referendum per mettere nuove tasse?). L’altro aspetto decisivo, è chiarire che – nel caso il Parlamento riesca a deliberare con una legge su un tema (giustamente) sollecitato da una parte dei cittadini (almeno 500 mila firme) – questo lavoro di mediazione ed elaborazione disinneschi l’obbligo del referendum, anche se la legge trovata sia in parte diversa da quella proposta. Altrimenti, sarebbe una grave forzatura, questa sì, delle prerogative del Parlamento e della democrazia rappresentativa. Maneggiare con cura.

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