Matteo Salvini (foto LaPresse)

Il Salvini in difesa e la rivolta dei sindacati di Polizia (con un'eccezione)

Marianna Rizzini

“Inopportuno”. “Ci stima? Rinnovasse il contratto”

Roma. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini che gira, va, vede gente e indossa – fotografandosi – divise di Forze Armate e corpi speciali. L’ultima volta a Montecitorio, con conseguente insurrezione dal Pd (“qui non possono entrare agenti. Oggi per la prima volta si è vista una divisa”, ha detto il deputato Luigi Marattin; “disprezzo nei confronti delle istituzioni repubblicane”, ha aggiunto la collega Enza Bruno Bossio). Ma neanche le forze armate, con qualche eccezione, ricambiano le uscite in divisa del Salvini anche soprannominato “Barbie” per l’abitudine a cambiare uniforme a seconda del momento, motivo per cui i pompieri l’hanno denunciato in via amministrativa (porto abusivo di divisa). E oggi rincarano. Dice infatti Costantino Saporito, coordinatore nazionale dell’Usb-Vigili del Fuoco: “Entrare con la giacca della Polizia a Montecitorio? Inopportuno, contro la legge, senza senso. Ci dicono: perché non avete demonizzato gli altri? Matteo Renzi in mimetica a Herat, il Papa e Marco Minniti con il casco dei pompieri? Beh: se uno attraversa una zona pericolosa o terremotata la divisa o il casco sono necessari. Meno necessari quando si fa un comizio o si fa visita a un governante straniero. E se proprio vuoi mettere la maglia della Polizia, mettila, ma allora faccio una domanda: ‘Possibile che da quando si è insediato Salvini non abbia messo in agenda un incontro con le organizzazioni sindacali delle forze dell’ordine?”.

 

Il Salvini in divisa non è problema d’oggi. Nell’agosto 2016 aveva già fatto infuriare i sindacati della Polizia non soltanto per la maglietta, ma anche per la frase: “Per evitare la pulizia etnica da parte dei clandestini sugli italiani, quando arriveremo al governo Polizia e Carabinieri avranno mano libera per ripulire le nostre città”. Già allora il Siulp tuonava: “Non si può indossare impunemente la nostra divisa”; il Siap lo giudicava “atto gravissimo, perché si tenta di manipolare sul piano politico il ruolo delle forze di polizia”, e il Silp-Cgil definiva “inaccettabile” sia il Salvini in divisa sia l’eloquio del medesimo. Soltanto il Sap si diceva “orgoglioso della vicinanza” del leader della Lega (anche oggi il Sap approva: “Di più. Abbiamo la responsabilità morale: ho regalato io a Salvini la prima polo della Polizia”, dice al Foglio il segretario generale Stefano Paoloni, contento del sostegno, “dopo anni in cui le forze politiche facevano resistenza verso di noi.

 

Certo, dopo dieci anni di tagli la ripresa non sarà facile. E se la maglietta è un modo di sottolineare l’attenzione verso il settore, mi auguro che altri seguano”. Ma dal Silp-Cgil il segretario generale Daniele Tissone non fa sconti al ministro dell’Interno, e anzi denuncia “il taglio di 2 milioni di euro per le divise: “Ha ragione il prefetto Gabrielli quando dice che mancano 60.000 operatori alle forze di polizia a causa del mancato turn over e dei pensionamenti, come noi denunciamo da anni. Mancano però anche le divise: nell’ultima legge di bilancio sono stati infatti tagliati 2 milioni di euro che servivano per vestire i nuovi agenti in uscita dai corsi di formazione”. “Salvini ci stima?”, dice Tissone. Interpellato in merito, trova che “non ci sia bisogno di infilarsi la divisa. Ci dia le assunzioni che servono, Salvini, ci rinnovi il contratto. Altrimenti sarà il caso di dire ‘sotto la divisa niente’. Di nuovo oggi non c’è nulla: quello che si fa è il completamento di decisioni già prese dal governo Gentiloni. Per non dire del Decreto sicurezza, che oltre ad aggravare le condizioni di vita di molti poveri disgraziati, aggrava le condizioni di lavoro degli agenti, già carichi di lavoro su questo fronte. Puoi mettere tutte le divise del mondo, ma sei bocciato dai fatti”. Dal Siap, il segretario generale Giuseppe Tiani critica in generale “le modalità” del ministro, “in linea con il suo modo di intendere la politica” e richiama Salvini “al rispetto” dei Palazzi e “alla sobrietà che si confà al ruolo che ricopre: non ci scandalizza che indossi una divisa, apprezziamo la vicinanza, ma per il delicato incarico che ha è inopportuno”. Dimostrare attaccamento attraverso il selfie con l’uniforme? “Basta una volta”, dice il segretario generale del Siulp Felice Romano: “Altri sono i problemi del paese e della polizia. E cito l’ultimo rapporto Eurispes secondo cui la Polizia, alla voce fiducia nelle istituzioni in generale e nelle divise in particolare, è al primo posto tra le forze nel gradimento degli italiani”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.