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Veronesi d'attacco: le vere emergenze di cui Salvini non si cura

David Allegranti

Uscire allo scoperto contro la farsa del populismo. Lo scrittore Sandro Veronesi a tutto campo, e a ruota libera, contro i nuovi criptorazzisti

"Ho perso un monte di tempo da quando sono esposto. Non sono mai stato un attivista eh, anche se ho sempre sostenuto le cose in cui credo. A un certo punto ho pure smesso di scrivere il romanzo. Però mi sento meglio, perché due o tre cose che sono inaccettabili non le ho subite stando zitto”. Lo scrittore Sandro Veronesi usa la sua penna su Twitter come una mannaia contro quelli che lui chiama “criptorazzisti”, riceve valanghe di insulti di bot, troll e elettori leghisti, ma semplicemente se ne frega: “Ci sono persone – dice in questa lunga intervista al Foglio – che si deprimono oppure, se sono popolari, hanno paura di perdere consenso. Anche io ci ho pensato al fatto di perdere tempo o il mio aplomb, mettendomi lì a questionare nella fanga. Ora che ci sono onestamente non mi fa né caldo né freddo”.

 

Il suo è un appello a uscire allo scoperto, a farsi sentire e a fregarsene degli insulti che inevitabilmente arrivano. Prendiamo il caso di Claudio Baglioni, sotto tiro per aver detto che il caos attorno allo sbarco di cinquanta persone è “una farsa”. Veronesi, che da mesi contrasta con i suoi mezzi – le parole – il truce Matteo Salvini, invita a intervenire nel dibattito pubblico “anche chi è prudente. Sarebbe interessante fra un paio di settimane chiedere a Claudio Baglioni come si sente; probabilmente direbbe che non gliene può fregare di meno. Anche perché i discorsi di questa gente sono sempre i soliti: ‘Prendili a casa tua’, ‘pensa a cantare’. Che siano utenti veri o finti, non cambia nulla. A tutti dico: piantatela di perdere tempo nel dire ‘prendili a casa tua’. Perché io me li prendo, anche tutti e quarantanove della Sea Watch. Ma non è che questi quarantanove sono partiti per venire a mangiare a ufo a casa mia, non dicono ‘andiamo da Veronesi’. Io li rifocillo pure, ma dopo un paio di giorni se ne vanno, perché vogliono andare da qualche parte; hanno una loro storia, una volontà, dei diritti, compreso quello di sognare. Quindi dico: datemeli pure tutti a me, peraltro l’ho anche fatto in passato con qualcuno e non mi va di parlarne, ma non chiedetemi di trattenerli contro la loro volontà. Perché se vogliono andarsene, lo possono fare. Così come non ha senso cantare vittoria perché li prende la chiesa valdese. Non è mica un carcere. Sono persone libere. Guardi, non c’entra nemmeno la storia delle tasse, per cui uno paga anche perché lo stato si preoccupi di gestire situazioni come questa. Il punto è che queste sono persone libere e io le tratto come tali: vanno, vengono. Fine della rottura di palle del ‘prendili a casa tua’”. In questa storia peraltro Baglioni, sottolinea Veronesi, “ha assunto una statura politica che non ha mai inseguito. Ha sofferto per il suo disimpegno negli anni Settanta, oggi ha solo risposto a delle domande e che cosa doveva dire? Non mi mischio con la politica? Sarebbe stato inaccettabile. Qualcuno può aver paura. Baglioni non ne ha avuta e nemmeno Claudio Bisio, anche se ha spiegato che dirà che cosa pensa sull’argomento nel suo monologo sul palco”. Baglioni ha solo detto che “è una farsa” e per questo è stato linciato, “il giorno dopo ne sono sbarcati 51 in un piccolo porto del crotonese. E la gente non solo li ha accolti ma li ha sfamati”. L’Europa, continua Veronesi, “ha paura a prendersi sei migranti a testa, perché così – dicono – si crea un precedente. E quale sarebbe, soccorrere la gente? Ma quello non è un precedente, è la regola. Cosa faccio, non soccorro una persona con la testa rotta sul ciglio della strada perché creo un precedente? Eh no, soccorro lui e tutti gli altri che ne avranno bisogno”.

 

Il discorso dei sovranisti è “politicamente suicida, fondato antropologicamente sulla paura del negro”

“C’è un format preciso. Non è che abbiamo questo Steve Bannon tra i coglioni per caso, non è che Salvini viaggia a Mosca per caso”

Ci sono le ambulanze apposta, e in mare c’è la guardia costiera”. Insomma, ci saranno pure persone che non ce la fanno perché vengono intimidite dagli attacchi “ma ci saranno anche altre persone molto popolari come Baglioni costrette a prendere posizione; subiranno immediatamente l’aggressione dei troll ma poi si renderanno conto che non toglie nulla, semmai aggiunge”. Giuliano Ferrara dice che la strategia – se così possiamo chiamarla – di Salvini è di corto respiro, perché sa solo prendersela con i “negri”. Una volta finita “l’emergenza”, finisce Salvini. Veronesi approva: “Ferrara ha ragione al cento per cento. Questa roba politicamente è un vicolo cieco dal quale non ne esce. Anche perché prima o poi qualcuno più importante di me o autorevole di me avrà le palle di dire che il problema vero dell’immigrazione clandestina riguarda quella cinese. Quello sì che è un problema: i cinesi sono la seconda potenza economica del mondo, non vengono da paesi poveri dell’Africa. Magari vengono da regioni molto povere ma di un paese ricco. E i cinesi quando arrivano nelle città non hanno l’attitudine all’integrazione, basta vedere le Chinatown di tutto il mondo. Non c’è integrazione, a San Francisco come a Prato. Chi non era cinese, in quei quartieri, ha fatto meglio ad andarsene, altrimenti avrebbe dovuto vivere in un quartiere tutto cinese. Nella Chinatown di Prato ci sono solo cartelli cinesi, negozi – alimentari, di elettronica – cinesi. Non c’è nulla di male in questo se non che i cinesi gestiscono il flusso di chi entra e di chi esce con le mafie, del tutto illegalmente. Portano persone e le tengono in schiavitù, quando arrivano gli prendono il passaporto e dopo qualche anno glielo rendono. Ecco, tutto questo non viene menzionato dal ministro dell’Interno, che dovrebbe invece garantirci la sicurezza. Sul nostro territorio c’è un’organizzazione illegale che traffica in esseri umani. Solo che non vengono a spacciarti sotto casa, non vengono a rubarti il Rolex. Hanno costruito una sorta di centrale dell’illegalità in cui la gente esce e entra. E se riescono a far entrare e uscire uomini vivi e uomini morti, significa che può arrivare tutto. E quindi, mi chiedo, perché questa non la combatti? Perché l’immigrazione cinese è difficile farla passare per un pericolo”. Insomma, dice Veronesi, “fa bene Ferrara a usare la parola ‘negro’, perché al fondo c’è la paura e l’ossessione per il negro con la donna bianca. La vera grande paura, sfruttata politicamente, è la negritudine. E’ la stessa che avevano i sudisti in America: se li liberiamo, poi come gliele leviamo le nostre donne da quelle manacce nere? L’unica guerra che ha fatto tanti morti sul suolo americano se la sono combattuta fra di sé, per i negri. E usare questa parola serve per richiamare alla mente un problema antropologico che la Lega sfrutta politicamente. Ma così non si va da nessuna parte, o meglio vai alla guerra civile, con la quale si finisce a sparare ai propri cugini o a farsi sparare da loro”.

 

Salvini, dice Veronesi, non ha fatto niente per cambiare il trattato di Dublino, “che ci penalizza. Per 22 volte non si è presentato alle riunioni per modificarlo, la Lega si è astenuta quando c’era da cambiarlo. Invece sarebbe stato giusto far vedere quanto pesiamo e costringere quei deficienti di Visegrad a prendere anche loro un po’ di migranti. Anche perché Orbán e tutti loro hanno un problema: crescono e hanno bisogno di manodopera, ma non ce l’hanno. Hanno aumentato le ore di straordinario per gli occupati, permettendo ai datori di lavoro di pagarle in sei anni. Si parla tanto dei gilet gialli ma a Budapest ogni giorno ci sono proteste in strada perché il governo non vuole prendere un migrante che sia uno che potrebbe lavorare e potrebbe togliere di mezzo questa legge che fa lavorare le gente dodici ore al giorno pagandogliene otto a babbo morto”. Il discorso dei sovranisti è dunque “politicamente suicida, fondato antropologicamente sulla paura del negro”.

 

Poi, intendiamoci, dice lo scrittore toscano, “questo non significa che non ci siano violenze, ma sono problemi che deve scongiurare il ministro dell’Interno. Il colore della pelle non c’entra. Le donne sono al sicuro per le strade o no? I luoghi sono ben presidiati? C’è un numero sufficiente di poliziotti in giro? Perché anziché presidiare il territorio, molti agenti di polizia sono impiegati nelle questure per fare i permessi di soggiorno? Non sono persone formate per quello, e non lo sanno fare neanche troppo bene, perché sanno fare altro. In questura un atteggiamento duro con chi non se lo merita, perché sono formati per affrontare i peggiori e quindi dovrebbero stare in strada, non a fare i burocrati”. A novembre Veronesi ha detto: meglio Berlusconi di Salvini. Apriti cielo. “Lo ribadisco: ho detto e lo ridico che firmerei con il sangue per far tornare Berlusconi al posto di Salvini. Io ho sempre fatto opposizione a Berlusconi, me ne sono andato via dalla Mondadori nel ’94 quando divenne premier e le assicuro che furono in pochini a farlo. Salvini è più pericoloso di Berlusconi perché non ha conflitti d’interesse, che poi è il motivo per cui ero contro Berlusconi. Ma con quei milioni in ballo e tutti quegli interessi da difendere, lui aveva molto da perdere. Più di me, di lei e anche più di Salvini. Quindi a un certo punto si fermava. Salvini invece è più pericoloso perché non ha nulla da perdere, non ha né arte né parte, non ha un lavoro, non ha patrimonio, non ha interessi, non ha nulla che lo dissuada personalmente dall’andare avanti su una strada così. Fa paura perché è disposto ad andare fino in fondo. Berlusconi ne ha fatte di cose ributtanti a proprio vantaggio, ha dato agibilità alla destra filofascista con la quale era alleato solo per poi avere i numeri per fare le leggi pro domo sua, ma questo gli ha impedito di prendere direzioni che gli avrebbero fatto perdere milioni veri. Questo qui che che ha da perdere? Nulla. Fa paura perché non ha nulla da perdere. Enrico Letta, che è stato una meteora, espulsa dopo poco dalla presidenza del Consiglio per autocombustione del Pd, oggi fa conferenze, insegna nelle migliori università d’Europa. Gli è andata male in politica anche se non per colpa sua. Però dopo l’espulsione qualcosa la fa. Salvini cosa fa? Qualora lo facessero fuori dalla politica che cosa farebbe? L’influencer dei prodotti alimentari?”. Ma la gente lo segue perché Salvini è così, è “aggressivo. Ma i fascisti duri, i razzisti duri gli rinfacciano subito d’aver calato le braghe per aver consentito a quindici persone di entrare in Italia a spese della Chiesa valdese. Con i facinorosi veri bisogna fare attenzione, perché non ti perdonano quando cambi idea e con loro non ci si discute”. A Veronesi non dispiace trovarsi per una volta insieme a persone con cui mai avrebbe pensato di stare. Azzardiamo: persino con Berlusconi? “Berlusconi non so neanche come stia fisicamente, ma quando sento parlare Mara Carfagna mi trovo un po’ in difficoltà a dissentire, visto che usa argomenti buoni pure per me. Poi il problema è che non c’è solo lei ma Forza Italia”. Arriva a rimpiangere il vecchio centrodestra, Veronesi, quello in cui un tempo c’erano Marcello Pera, dice, o Lucio Colletti. Avevano un pensiero profondo. “Adesso no. Adesso sorgono dalle tombe economisti seppelliti come Bagnai o come Borghi, gente che dice che ‘se non fosse per Salvini io predicavo al circolo delle bocce’. Oggi non c’è nessuna bella mente in giro, nel centrodestra. Pensavo che Giulia Bongiorno fosse la meno peggio, ma l’ho vista completamente dominata da Cacciari qualche sera fa e il giorno dopo, abbastanza vilmente, senza più Cacciari in studio, dargli addosso in una maniera per nulla nobile”.

 

“Firmerei con il sangue per far tornare Berlusconi al posto di Salvini, che è più pericoloso perché non ha conflitti d’interesse”

“Salvini fa paura perché non ha nulla da perdere, però non ha né arte né parte e voglio vedere che cosa fa quando cambia il vento”

Quindi, sì, “meglio Berlusconi. Con Berlusconi un colpo di stato militare non si fa, ha 5 figli e deve lasciargli un impero. Se lo distrugge, l’impero non c’è più. Per questo Berlusconi a un certo punto s’è fatto indietro e abbiamo avuto Monti, alle lacrime e al sangue ci ha pensato lui. Salvini non avrebbe problemi, se l’esercito gli obbedisse, a trasformare l’Italia da repubblica democratica a un truce paesotto come l’attuale Bielorussia di Lukašenko”. C’è una specie di strategia, dice Veronesi, dietro l’abbassamento quotidiano e costante degli standard: “Se aumentano le epurazioni, se la gente si dimette dal Consiglio superiore della sanità, se alla Consob ci metti un No euro abbassi gli standard e quindi il livello della discussione. Quindi uno che non vale nulla insieme a persone che valgono poco può continuare a dominare con la sua irrilevanza”. Persino Giuseppe Conte, finora inconsistente, ha avuto uno scatto nella gestione dei migranti: “Non che fosse un principe del foro, ma un gesto minimo l’ha dovuto fare dopo aver taciuto sul caso Diciotti. Stavolta glielo dicevano tutti, persino la donna di servizio: se non le va bene quello che succede, lo dica, visto che è lei che comanda. E gli è toccato farlo, visto che ha un minimo di credibilità da mantenere. Altrimenti quando torna all’università gli tirano i gavettoni, come forse faceva Salvini quando era un militante dell’extrasinistra padana. Ogni tanto saltano fuori suoi video uno peggio dell’altro, non mi scandalizzerei se ce ne fosse uno in cui si vede che lancia un gavettone quando era all’università, prima di diventare un drop-out, uno che non ce l’ha fatta. Ecco, uno così può solo dire: guarda quanti nemici ho io. Per questo il paragone con Mussolini non regge; aveva una sua formazione e aveva qualcosa da perdere. E l’ha perso andando nell’unica direzione possibile che ti concedono certe posizioni, cioè praticamente con un colpo di stato”. Ma anche nel resto della coalizione stanno capendo “che la democrazia così com’è concepita non fa per Salvini. Quindi persino una persona timorata come Conte ha potuto fare il beau geste di dire che li va a prendere lui con l’aereo. E lui lo può fare, è nel rispetto delle sue mansioni. Quello che piscia fuori dal vaso e che si prende sempre poteri che non ha è Salvini. La colpa storica dei Cinque stelle è concederglielo”.

 

Salvini “ha molto potere ma non tutto il potere. Oltretutto, non diamogli più meriti di quello che ha. La Lega ha preso quanto il Pd, solo che nel caso del Pd parliamo di disfatta”. Veronesi ammette però che “il format” finora ha funzionato, un po’ in tutto il mondo. Con la Brexit, con Trump, con la disarticolazione dell’Unione europea. “C’è un format preciso. Non è che abbiamo questo Steve Bannon tra i coglioni per caso, non è che Salvini viaggia a Mosca per caso. Così come non sono un caso questi troll pagati per rompere il cazzo su Twitter. Bannon non è qui per fare turismo, Salvini non va a vedere il Bolshoi. Non attribuiamogli meriti che non ha, non lo sopravvalutiamo. Sento dire che è un animale politico, ma nel caso è un animale e basta e ha a zero a che fare con la politica. Anche perché voglio vedere cosa fa quando cambia il vento. Con questo non voglio sottovalutare il pericolo che rappresenta, perché uno che non ha niente da perdere fa paura”.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.