La conduttrice di "Cartabianca" Bianca Berlinguer (Foto LaPresse)

Bianca Berlinguer è ascit' pazza. Come si fa a perdonarla? 

Giuliano Ferrara

L'ossessione per il cavernicolo Mauro Corona e il flirt con i gialloverdi

Ma cazzo è la figlia di Enrico. Enrico Berlinguer, l’ultimo comunista. L’ultimo serio, l’ultimo malinconico, l’ultimo duro e puro di una tradizione che si è spalmata su tutta la sinistra. Che poi era comunista ma con lo strappo in favore di Danzica, più o meno, l’eurocomunismo isolato eroico, lo spirito sassarese che durissima coquit, e comunque dopo compromesso storico e accordi con la Dc, al riverbero del delitto Moro, altro grande malinconico finito male dopo la fatidica stretta di mano, aveva gridato il suo “basta con la Dc!”, aveva svoltato e si è immolato in un comizio, col rio destino di essere abbracciato da Pertini nell’agonia, contro il solito referendum, peraltro l’unico vinto, dei destri riformisti della “trippa alla Bettino” (scala mobile ovvero mutazione antropologica). E per sovrammercato aveva aggiunto che i comunisti sono diversi dagli altri antropologicamente, e lo credo bene, che dovevano abbracciare l’austerità come visione, ma anche come consumi e sistema e di vita, e lo credo bene (tienimi-da-conto-Monti è un mio tardo riflesso rap di ex berlingueriano). 

 

Ora, vedete che l’attacco di questo pezzo è indecente. Che c’entra la paternità? Bianca è Bianca, punto. Va rispettata la sua professionalità. È una giornalista televisiva di grido (degli altri), allieva di Sandro Curzi, e non so se mi spiego. È un mito iconico, si dice così, di una sinistra inconcussa, a prescindere dal babbo e magari dal nonno Mario (anch’io ho un nonno Mario). Insomma, mi faccio schifo da solo e mi pento e mi ripento prima che mi facciate pentire voi.

 

Lei ha tutto il diritto di dirigere un talk seriale, che è un po’ come la musica seriale, quella che bisogna lasciare le orecchie a casa quando si va ad ascoltarla, e un po’ come il serial killer, in scena nel talk sei sempre un po’ Donato Bilancia, infatti è arrivato Walter Siti sul Fatto & Rifatto quotidiano a illustrare le gioie perverse del genere educational-shitshow (Siti in queste cose di sadomasochismo hard non sbaglia mai, è meglio di Michel Foucault). Alla fine, via, non bisogna stare tanto a sottilizzare, men che meno buttandola su una lite in famiglia.

 

Ci sarebbero però due dettagli imperdonabili. Dolce & Gabbana hanno mostrato a tutti che a non rispettare il pubblico, nel caso una miliardata di cinesi, si perde il gruzzolo. E vabbè. Ma per rispettare il suo gruzzolo di pubblico, che non sarà una miliardata ma è sempre esposto alla variabilità dell’auditello o share of voice, la Bianca Berlinguer è ascit’ pazza per un menestrello dei boschi che fa leggermente senso, un ecomostro pieno di psicofarmaci e alcol, uno che se lo prende Burioni ha finito de campa’, un Mauro Corona che trasmette in diretta dal fetore benedicente di una caverna non platonica.

 

Come si fa a perdonarla? Eppoi, non contenta, ha deciso di fare il suo bel kokettieren con i gialloverdi, sparlando dei numeri finanziari e pillisti di Renzi e Gentiloni e Padoan davanti a un giornalista tedesco di genio e di smorfia, Udo Gümpel, e facendolo sbertucciare malamente in nome della Nazione tutta da Maurice, il direttore, un beau o un bulldog della bergamasca in foia salvinocratica. Ma come si fa dunque a perdonarla? 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.