Le regionarie sospese e la solita farsa della democrazia diretta
In Abruzzo il M5s annulla il voto su Rousseau. Le faide interne e i sospetti sulla manomissione dall’alto. E una vaga spiegazione: “Sono in corso accertamenti”
Roma. La spiegazione, si fa per dire, è arrivata nel modo consueto: uno striminzito post scriptum in calce al post sul Sacro Blog. “La votazione per le regionarie per la lista del MoVimento 5 Stelle in Abruzzo è stata sospesa e rinviata”. Assai poco, per farsi un’idea di cosa sia davvero accaduto il primo agosto scorso, eppure è tutto quello che, anche all’interno del M5s, è lecito conoscere. “Fa fede quello che sta scritto sul blog, e basta”, dicono dallo staff della comunicazione abruzzese. “Perché chiedete a noi?”, si schermiscono i parlamentari. “Rousseau ha i suoi referenti”.
Tipo Enrica Sabatini, socia dell’associazione di Davide Casaleggio, nonché pescarese di nascita. Neppure lei ha voglia di chiarire. Sta di fatto che, a differenza dei loro compagni trentini, alto-atesini, lucani e sardi, gli iscritti abruzzesi alla piattaforma chiamati a scegliere i propri candidati per le prossime regionali, hanno assistito, impotenti, a uno spettacolo non proprio edificante: voto sospeso e tanti saluti. E infatti c’è chi, perfino sul Blog, non l’ha presa bene, additando la “mannaia dittatoriale sulle scelte di chi vota” e affermando che “non si può pensare di fare i pasdaran della democrazia diretta e poi modificare gli esiti delle votazioni per sistemare ‘gli errori’”.
Allusione neanche troppo velata ai dubbi che da più parti, sulla rete e non solo, gli attivisti abruzzesi continuano ad alimentare: e cioè che ci sia stato un intervento dall’alto per bloccare una consultazione che magari non stava dando i risultati sperati. Più che una votazione, in effetti, le regionarie abruzzesi, alla vigilia, avevano molto l’aria di un plebiscito: dovevano, cioè, sancire l’apoteosi di Sara Marcozzi, avvocatessa di Chieti, classe ‘77, già aspirante governatrice nel 2014, e tenuta in alta considerazione dai vertici del M5s. Doveva essere lei – vicina peraltro a Giorgio Sorial, braccio destro di Luigi Di Maio al Mise – la vincitrice naturale.
Se non fosse, però, che nella tarda mattinata di mercoledì, quando il voto era in corso, un altro consigliere regionale uscente, Pietro Smargiassi, ha pubblicato su Facebook un post polemico. Aveva scoperto di non essere stato inserito nella lista dei candidati, e s’era sfogato: “Mi spiace deludervi – aveva scritto – “sono stato sospeso”. Il motivo ufficiale? Una proposta di legge varata in consiglio regionale che “risulta caricata su Rousseau dopo la sua approvazione”. Un cavillo astruso, su cui lo stesso Smargiassi aveva ironizzato. Per poi concludere: “La mia esperienza con il M5s finisce qui. Riparto per il mare”.
E insomma, il sospetto di molti grillini abruzzesi è che Smargiassi, teatino pure lui, rischiasse di compromettere il successo della prescelta Marcozzi, visto che solo il primo classificato in ciascuna provincia avrebbe poi potuto concorrere per la carica di candidato governatore. I due interessati hanno smentito: lei ha parlato di “mistificazioni”, ha ribadito la purezza della sua “amicizia” con Smargiassi. Lui ha rimosso il post, ha scritto un messaggio caramelloso alla sua collega, la “grandissima Sara”, ribadendo che lei, e nessun altro, “resta il mio Presidente”. E però, la bizzarria, è che tra L’Aquila e dintorni – dove il M5s non ha mai attecchito – in parecchi, alla vigilia, avevano notato varie stranezze: lo scarso tempo – quattro giorni appena – concesso agli aspiranti per presentare la propria candidatura, la fretta insolita con cui è stata convocata, in pieno agosto, una consultazione tra gli iscritti, il rischio insomma di una manomissione dei dati. E poi, addirittura, c’era stato chi, in chat e sui social, aveva messo in guardia dal “filtro Marcozzi”, ovvero dalla presunta disinvoltura con cui la madrina del grillismo abruzzese fosse solita segnalare ai vertici del M5s candidature poco gradite. Sembravano tutti inutili allarmismi: poi quel che è successo ha finito per legittimarli. Sabato 4 agosto, comunque, Di Maio arriva a Pescara: per la prima volta in veste di ministro. Magari, quel che è successo mercoledì, lo spiegherà lui in prima persona.
[Aggiornamento delle 21.21 del 3 agosto 2018] In serata una sorta di spiegazione sul Sacro Blog è apparsa. Ma è in realtà una spiegazione - un altro post scriptum - che spiega assai poco. Eccola. “Sono in corso accertamenti da parte del collegio dei probiviri su alcuni dei potenziali candidati per l'Abruzzo. Sarà necessario concludere gli accertamenti prima della ripetizione delle regionarie. Le votazioni per l'Abruzzo saranno quindi rischedulate assieme a quelle per il Piemonte salvo la giunta regionale abruzzese cada prima del termine naturale”.
Antifascismo per definizione
Parlare di patria è paccottiglia nostalgica e un po' fascista? Non proprio
cortocircuiti Nimby