Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi (foto LaPresse)

Le purghe guleniste contro i massoni

Redazione

Perché la legge siciliana anti massoneria è pericolosa e liberticida

La massofobia è trasversale, non è materia solo per i complottisti a Cinque stelle. La commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana ha appena approvato il disegno di legge, a firma di Claudio Fava, che obbliga i deputati e gli assessori regionali a dichiarare le affiliazioni a logge massoniche. E’ la prima legge del genere a livello regionale in Italia: “Questo voto – dice Fava, presidente della Commissione regionale Antimafia – segna un importante passo avanti nella direzione della trasparenza istituzionale”. Dietro la sbandierata “trasparenza istituzionale” si cela, in realtà, la solita caccia alle streghe contro la massoneria, già entrata insieme a corruttori e mafiosi nel “contratto di governo” tra Lega e M5s, senza peraltro che il Presidente della Repubblica che lo ha letto abbia avuto nulla da obiettare. Per la prima volta, con quel contratto, viene ufficializzata e accolta l’esclusione dagli incarichi pubblici per gli appartenenza a un’associazione. Per la prima volta, con la norma siciliana, questa forma di discriminazione diventa legge. Sarà che i massoni non stanno simpatici a molti, e ci saranno anche le giuste motivazioni, ma è sorprendente che non si sia levata una singola voce – a parte quella dei diretti interessati, ovviamente – contro comportamenti e atti discriminatori e anticostituzionali. Il paragone è un po’ esagerato, ma la logica è la stessa applicata in Turchia da Erdogan nelle purghe contro i gulenisti. Se la massoneria è considerata pericolosa o criminogena, una specie di associazione a delinquere, che venga messa fuori legge. Ma fino ad allora l’appartenenza alle associazioni massoniche non può essere trattata diversamente rispetto a quella di qualsiasi altra associazione o circolo.