Alice Salvatore, M5s (foto laPresse

Così si è eclissata la stella di Alice Salvatore, vestale del M5s in Liguria

Valerio Valentini

Combattiva, irriducibile, la grillina ha goduto fino a oggi di una doppia protezione. Ma i mutati equilibri ora sconsigliano di mantenere una ortodossa intransigente come referente

Roma. Gli attivisti genovesi dicono che il primo segnale c’era già stato: l’11 gennaio. E cioè quando Luigi Di maio, impegnato nel suo tour elettorale in giro per l’Italia, fece tappa ad Albenga. Un incontro con le associazioni degli agricoltori liguri, a margine del quale il candidato premier del M5s s’intrattenne a parlare, fitto fitto, col consigliere regionale Andrea Melis. Loro due, da soli, mentre Alice Salvatore restava in disparte, a dissimulare il suo impaccio armeggiando col cellulare. Indizi, certo. Nulla più. Indizi che però intanto, col passare dei mesi, si sono fatte sempre più concreti e diffusi, nella Genova che la Salvatore l’ha vista nascere e crescere, e soprattutto diventare una delle più importanti e temute erinni del grillismo a livello nazionale.

  

E così, a distanza di mesi, un altro episodio – pure questo apparentemente marginale – è tornato a dare credito e sostanza alle voci di chi diceva che ormai la stella di Alice s’era un po’ oscurata. E’ successo il 16 giugno scorso, quando la Salvatore ha sfilato per le strade di Genova, partecipando al “Liguria Pride” e polemizzando, tanto per cambiare, col governatore Giovanni Toti, che il patrocinio alla manifestazione non aveva voluto concederlo. Solo che nel farlo, stavolta, non aveva ricevuto grande sostegno dal resto della pattuglia ligure del M5s. E insomma anche lì, s’è capito che il prestigio della trentaseienne capogruppo in regione, nel Movimento dal 2012 e da sempre figura carismatica dell’ortodossia grillina nel Nordovest, si era come annacquato.

  

Combattiva, irriducibile, la Salvatore ha goduto fino a oggi di una doppia protezione. E’ amica di famiglia di Beppe Grillo, genovese come lei; e però chi l’ha vista ballare insieme a Davide Casaleggio, nel raduno riminese del M5s dello scorso settembre, chi ha constatato quale e quanta intimità la legasse al figlio di Gianroberto, giura che non fosse quella del comico l’amicizia che la rendeva quasi intoccabile. E intoccabile ci si è sentita davvero, la Salvatore: almeno a giudicare dalle testimonianze di vari attivisti ed ex portavoce locali, come Fernando Borneto e Fabio Vistori, che raccontano di come la consigliera regionale fosse solita ricorrere con facilità a querele “più o meno intimidatorie” – sempre curate dal suo avvocato di fiducia, Daniele Pomata – “contro chiunque osasse criticarla, anche solo con un post su Facebook”. Poi, però, qualcosa è cambiato. Forse pure nei rapporti con Casaleggio: il quale, quando s’è trattato di promuovere una figura giovane e femminile ai vertici di Rousseau, anziché scegliere la predestinata, ha preferito la sua coetanea Enrica Sabatini, consigliera comunale a Pescara.

  

Ma c’è invece chi dice che, in verità, la scelta di fare un passo indietro sia stata proprio la Salvatore, a prenderla: consapevole, lei che nel 2015 fu candidata governatrice in Liguria, che forse le converrà saltare un turno, nel 2020, e tenersi dunque aperta la strada per un approdo in Parlamento, fintantoché il limite dei due mandati non verrà archiviato. E infine l’altra versione: quellaper cui il progressivo eclissarsi della vestale genovese del grillismo duro e puro sarebbe dovuto, semplicemente, al cambio di scenario della politica nazionale, con le inevitabili ricadute sui territori.

  

Lo dimostrerebbe, tra l’altro, la tranquillità con cui Di Maio ha accettato l’invito di Toti a partecipare aLiguria d’Autore”, manifestazione organizzata dalla regione a metà luglio in quel di Ameglia, e che vedrà salire sullo stesso palco il capo grillino insieme a Marion Le Pen, nipote della leader del Front National, Giorgia Meloni e, pare, pure Matteo Salvini. Un’internazionale sovranista sulle rive del Magra? “Esagerato”, dicono ai piani alti del M5s. Ma in ogni caso è un segno dei mutati equilibri, che dunque sconsigliano di mantenere, come referente ligure a cinque stelle, una ortodossa intransigente come la Salvatore. E sarà allora anche per questo che sempre più considerazione, dai vertici nazionali, sta ricevendo il suo collega Melis: savonese, attivo nello stesso MeetUp che ha visto formarsi almeno tre parlamentari grillini (Mantero, Battelli e Valente), rappresenta da sempre l’ala dialogante del M5s in regione. Animato da simpatie destrorse ai tempi del liceo classico Chiabrera, anche da grillino militante è sempre stato più sensibile ai problemi della disoccupazione che non a quelli del consumo di suolo. E se della Salvatore, in questi ultimi mesi, ai villaggi della “Rousseau Open Accademy” non c’è mai stata traccia, Melis un paio di giorni fa è stato avvistato, perfettamente a suo agio, dalle parti della Marina di Loano, nella sua Savona, al pre meeting di Comunione e Liberazione. Indizi, certo, pure questi. Che dicono però di come il volto giusto del M5s di governo, in Liguria, ora sia lui.

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