Luigi Di Maio e Matteo Salvini (foto LaPresse)

Cosa c'è nel vuoto pneumatico dei populisti. Giuliano Ferrara su Politico Europe

Redazione

In Italia serve un ordine politico solido che superi l'attuale celebrazione del nichilismo 

Dalle pagine di Politico Europe, che è una delle fonti di informazione principali del mondo politico ed economico che gravita attorno alle istituzioni europee, Giuliano Ferrara ha provato a spiegare cosa sta succedendo in Italia in questi giorni, dopo il voto di domenica. A Bruxelles sono in molti a essere preoccupati per la vittoria delle forze definite antisistema, Lega e M5s, e le paure pre elettorali sul rischio di un paese ingovernabile – era stato lo stesso presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, a esternarle – lasciano temere il peggio per il futuro della terza economia europea.

 

Ferrara ammette che i motivi per preoccuparsi non mancano. Certo, l'avanzata dei populisti è una tendenza comune a molti altri paesi europei. Ma il nostro paese, secondo il fondatore del Foglio, dopo il voto del 4 marzo si è confermato un'eccezione. Negli Stati Uniti sopravvive un sistema di contrappesi all'interno del Partito repubblicano capace di rimettere sui binari del buonsenso gli eccessi del vulcanico Donald Trump. Nel Regno Unito, il processo della Brexit non è guidato dai nazionalisti dell'Ukip, bensì dall'establishment del partito conservatore. In Francia, Marine Le Pen ha fallito e il paese resta sotto la gestione di un gaullista come Emmanuel Macron. "L'eccezione è l'Italia", scrive Ferrara, "dove i partiti politici intesi come strumento di rappresentanza sono stati virtualmente aboliti, lasciando un vuoto pneumatico da riempire". E l'illusione – ventilata più volte anche dal leader del M5s, Luigi Di Maio – che l'Italia sia finalmente passata dalla Seconda a una Terza Repubblica è destinata a restare tale. "Non c'è alcuna Terza Repubblica", obietta Ferrara, "ci sono solo i resti decadenti della Seconda".

 

Ma quali sono allora le differenze tra l'Italia uscita dalle urne del 4 marzo 2018 rispetto a quella che si risvegliò stravolta dall'inchiesta Tangentopoli nel 1993? Allora, spiega Ferrara, "il leader politico che emerse dagli scandali della corruzione e della mafia fu Silvio Berlusconi. Ma mentre Berlusconi era radicalmente nuovo, ciò che offriva era più o meno lo stesso di prima. Quello che gli italiani chiamano 'Seconda Repubblica' ha impiegato circa 25 anni prima di vacillare su questo mix fluttuante di rinnovamento promesso e vecchie consuetudini". Oggi invece, "i vincitori della deflagrazione di domenica sono, all'opposto, degli alieni – ovvero, quasi totalmente estranei all'idea di un codice comune di condotta". E il futuro? Tutto resta nelle mani del presidente Sergio Mattarella, ma "la vera domanda sull'Italia – conclude Ferrara – è quando e come il paese si prenderà carico di ricostruire un ordine politico solido, che garantisca una vera rappresentanza politica piuttosto che la celebrazione del nichilismo".

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