Perché l'allarmismo sulle schede nulle è fortemente esagerato

Peppino Calderisi

Un po' di numeri che dimostrano come il voto con questo sistema elettorale misto è più semplice rispetto a quello imposto dalle leggi Mattarella e Calderoli

Al direttore – Diversi mezzi di informazione stanno svolgendo una campagna “terroristica” sulla nullità del voto dovuta al nuovo sistema elettorale, invece che informare e spiegare bene agli elettori come si vota, cosa che non è poi così complicata come si vorrebbe far credere. Una campagna inaccettabile, tanto più se a condurla sono coloro che, dopo aver votato No al referendum del 4 dicembre 2016, ora si lamentano dell’ingovernabilità attribuendola alla nuova legge elettorale, come se ne esistesse una capace di assicurala, senza contestuale riforma costituzionale, a fronte di un sistema politico frammentato in almeno tre poli e di due Camere espresse da due corpi elettorali diversi.

 


"Per votare basta mettere un solo segno sul simbolo del partito prescelto e il voto vale sia per la lista che per il candidato uninominale ad essa collegato (modalità consigliata per evitare qualsiasi errore). Oppure si può mettere un segno sul simbolo della lista e un altro segno sul candidato uninominale collegato alla medesima lista. Oppure ancora si può mettere un solo segno sul nome del candidato uninominale prescelto, e il voto vale anche per la lista collegata o per le liste collegate (in tal caso è ripartito tra di esse in proporzione ai voti ottenuti nel collegio uninominale, calcolo che deve essere effettuato dall’ufficio elettorale circoscrizionale). Mentre è nullo il voto incoerente o c.d. disgiunto, cioè il voto espresso mettendo un segno su un candidato uninominale e un altro segno su una lista non collegata a quel candidato".


  

Certamente la scheda di votazione di un sistema integralmente uninominale maggioritario o integralmente proporzionale è più semplice della scheda di un sistema misto, è lapalissiano. Ma la scheda del nuovo sistema elettorale è innanzitutto molto trasparente (riporta i nomi di tutti i candidati) e poi non è affatto così complessa come si sostiene, considerando che si tratta di un sistema misto, anzi lo è molto meno rispetto a quelle utilizzate per le elezioni comunali e regionali (dove è ammesso il voto disgiunto, trattandosi di eleggere direttamente una carica monocratica esecutiva) o a quelle della legge Mattarella (il sistema misto per 3/4 uninominale e 1/4 proporzionale, con due schede di votazione per la Camera e una per il Senato, con il quale si è votato dal 1994 al 2001).

  

 

Al riguardo ritengo molto utile e istruttivo (per valutare le cose con maggior cognizione di causa, merce oggi sempre più rara) andare a riguardare l’entità delle schede non valide che si sono registrate proprio con la legge Mattarella e poi con la legge Calderoli, che era basata sul solo voto di lista (a prescindere, ovviamente, dal giudizio complessivo su tali leggi, che da parte mia, data la mia storia politica, è scontato a favore della prima).

 

Ebbene, con la legge Mattarella le schede non valide, bianche incluse, sono state le seguenti (per il voto Camera proporzionale). Nel 1994: 2.852.396, pari al 6,86 per cento dei votanti; nel 1996: 2.917.376, pari al 7,22 per cento dei votanti; nel 2001: 2.962.621, pari al 7,39 per cento dei votanti (lo stesso ordine di grandezza si è registrato per il voto Camera uninominale e per quello del Senato, vedi archivio storico delle elezioni sul sito del ministero dell’Interno).

 

Come si vede, le schede complessivamente non valide (che ovviamente includono quelle annullate deliberatamente) sono state un’enormità, una sorta di partito addirittura con più voti, ad esempio, di Rifondazione Comunista nel 1994 (2.343.946 voti) o dei Popolari nel 1996 (2.554.072 voti), poco meno della Lega nord nel 1994 (3.235.248 voti), addirittura il doppio della Lega nord o Di Pietro nel 2001 (rispettivamente 1.464.301 e 1.443.725 voti).

 

Invece con la legge Calderoli, le schede non valide, bianche incluse, si sono più che dimezzate; infatti sono state, nel 2006: 1.145.154, pari al 2,91 per cento dei votanti; nel 2008: 1.417.315, pari al 3,74 per cento dei votanti; nel 2013: 1.265.171, pari al 3,58 per cento dei votanti.

 

Circa lo stesso dimezzamento si è registrato per quanto riguarda il numero di schede non valide, escluse quelle bianche. Infatti, con il Mattarellum (Camera proporzionale) esse sono state, nel 1994: 1.430.496, pari al 3,44 per cento; nel 1996: 1.675.878, pari al 4,15 per cento; nel 2001: 1.274.012, pari al 3,18 per cento. Invece con la legge Calderoli, le schede non valide, escluse le bianche, sono state, nel 2006: 705.868, pari al 1,79 per cento; nel 2008: 931.445, pari al 2,45 per cento; nel 2013: 869.892, pari al 2,47 per cento.

 

Li conoscono questi dati gli autori degli articoli “terroristici” sulla nullità del voto con la nuova legge elettorale? In attesa che esprimano il loro pensiero in proposito, ci auguriamo che almeno non vengano diffuse informazioni false come, ad esempio, quella (riportata da Repubblica) secondo la quale un segno apposto oltre che sul simbolo della lista e/o sul candidato uninominale a essa collegato, anche sui nomi stampati della medesima lista, porti all’annullamento del voto. Al riguardo valgono princìpi generali in base ai quali la scheda si annulla, oltre che nel caso espressamente previsto di voto incoerente (per una lista e per un candidato uninominale a essa non collegato), solo “nel caso in cui sia manifesta l’intenzione di annullare la scheda o di rendere riconoscibile il voto”.

 

E se nei prossimi giorni sarà data, come mi auguro, un’ampia e corretta informazione sulle modalità per esprimere il voto in modo valido – ricordando che tali modalità sono anche riportate sinteticamente sulla parte esterna della stessa scheda di votazione – azzardo una previsione: che con il nuovo sistema di voto, nonostante la sua natura mista, proprio per la relativa semplicità della scheda elettorale, i voti non validi saranno inferiori a quelli della legge Mattarella, e probabilmente si collocheranno a metà strada tra questi ultimi e quelli della legge Calderoli.

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