Angela Merkel (foto LaPresse)

Queste elezioni senza senso possono avere un senso alla tedesca

Giuliano Ferrara

Dopo vent’anni di indignazione politicamente corretta, adesso si porta il disdegno. Buoni motivi per evitarlo

Ora si porta il disdegno. Naturalmente verso la politica nazionale, che però funziona meglio del cinema italiano, della borghesia editoriale sciatta, vendidora e chiacchierina, dell’accademia umanistica bolsa (salvo eccezioni nella loro bolla), meglio dei maschietti pudichi e delle femmine sfacciate, altro che Deneuve, Belle de toujours, meglio dei cretini seriali tipo “Ai laic Ai don’t laic”. Certo abbiamo un garagista felpato e stalinista che pretende, un comico annoiato che ha fatto chiasso per strada e ora torna alla scena (vecchia diagnosi) e ci regalerà per le elezioni al massimo qualche barzelletta dopo tanto fascismo da strapaese, il Grillo, abbiamo un vecchietto senatoriale de sinistra che si è procurato qualcosa da fare perché non ha niente da dire, il Corbyn de’ noantri con i suoi corbini, maturi ganimedi che vogliono sedurre quel che resta del proletariato. Non che sia un grande spettacolo, d’accordo. Ma il disdegno è ridicolo.

 

Renzi oscilla tra il ciarliero e il coccolone, incappò in un incidente referendario grave per non essersi inteso con il suo alleato strategico e virtuale modello, il Cav., ma resta un giovane capo riformista con buone idee per la patria, che attira antipatia e odio perché fin troppo amabile, preso in meccanismi istituzionali e mediatici degradanti, comunque un avatar di Macron e del macronismo, ultime speranze occidentali (insieme alla Belle de toujours). Franceschini ci accompagna in tanti al museo e fa il suo mestiere molto bene, non è mica come quello spelacchio di Montanari. Calenda prova a salvare un’industria e migliaia di posti di lavoro dai demagoghi ambientalisti. Padoan sorveglia con competenza e rigore tecnico-politico una ripresa e una crescita credibili. Minniti agisce sul fronte dell’immigrazione e dei diritti umani, da ministro dell’Interno e degli Esteri, con buoni risultati. Delrio fa le sue cose e bada a nove figli, bel tipo. La Boschi è una faticona intelligente e competente, che la sfacciata volgarità della misoginia nazionale accoppia alla Bindi, alla Boldrini e ad altre donne-simbolo del voyeurismo e dell’irresolutezza pulsionale del maschietto da commedia all’italiana. Non male. Altro che disdegno.

 

Se a questo aggiungiamo Berlusconi, che senza parere riprende a suscitare un’Italia apparentemente spenta, in realtà presente e vivace, certo non per condurla nell’orto chiuso e marcito del leghismo postbossiano, ci sono motivi per pensare che, quid o non quid, queste elezioni senza senso alla fine potrebbero avere un senso alla tedesca. Fare di necessità virtù eccetera. Non sarà un sogno, ma sempre meglio dei deliri casaleggiani di certe vecchie barbe e dello snobismo andante dei commentatori e anchor che hanno paura di dire come la pensano, se pensano, visto che non dichiararsi gli è sempre convenuto. Wenn das Geld klingt, quando il soldino suona nella cassetta delle indulgenze, loro lasciano subito il purgatorio e se ne vanno dritti nel paradiso del piccolo potere.

 

Abbiamo avuto vent’anni di indignazione politicamente corretta, e in cambio l’arrivo di Trump e il ritorno di Berlusconi, e gli sta bene, non vorrei passare i prossimi venti nel fiacco sopracciò del disdegno.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.