Angela Merkel e Martin Schulz (foto LaPresse)

La sincera goduria della Grande Coalizione

Claudio Cerasa

Merkel e Schulz a un passo dal governo. Nell’attesa di fare come la Francia, speriamo di fare come la Germania

Il modello tedesco, l’incontro virtuoso tra un centrodestra responsabile e un centrosinistra non irresponsabile, ci fa semplicemente godere. E in attesa che qualcuno decida di esportare nel nostro paese l’unico modello alternativo alla EuroCoalizione alla tedesca, ovverosia in attesa che qualche legislatore decida di esportare dalla Francia l’unica alternativa all’incrocio in Parlamento tra partiti teoricamente avversari, sanando il suicidio politico decretato il 4 dicembre 2016 dall’affossamento della riforma costituzionale e la successiva soppressione del doppio turno del sistema elettorale, non ci resta che sperare che la formula di governo scelta ieri dopo infinite ma prolifiche trattative da Angela Merkel (Cdu) e da Martin Schulz (Spd) venga esportata in Italia dopo le elezioni del 4 marzo.

 

Inutile girarci attorno: in presenza di un sistema politico caotico, frammentato e irregolare, per contare qualcosa in Europa, per avere un ruolo nel processo costituente del nostro continente, per riuscire a riempire lo spazio vuoto lasciato dal Regno Unito con la pazzia della Brexit, per ragionare con ottimismo sul futuro senza perdere tempo a osservare con rancore ciò che è stato fatto nel passato, o si fa come in Francia o si fa come in Germania. O si importa il modello francese o si sceglie di governare la frammentazione mescolando tra loro partiti anche diversi ma che concordano sui princìpi fondamentali. L’euro, il bilancio unico europeo, la flessibilità sul lavoro, la difesa della globalizzazione, la battaglia contro il sovranismo, l’idea che il modo migliore per proteggere i cittadini sia scommettere non sul protezionismo ma sulla protezione europea. In Germania capiremo solo a febbraio se la grande coalizione prenderà davvero forma e lo capiremo solo una volta che la Spd avrà sottoposto ai suoi militanti l’accordo concordato ieri con i conservatori e con la Csu di Horst Seehofer (la Csu è la Lega tedesca ma Seehofer è più il Maroni tedesco che il Salvini tedesco).

 

In Italia per capire che la soluzione tedesca è l’unica che può salvarci dal rischio irrilevanza in Europa non è necessario aspettare il quattro marzo: è tutto già chiaro oggi. Se ci fosse un Roberto Maroni a guidare la Lega nord ci si potrebbe anche augurare di vedere nella prossima legislatura un solido governo di centrodestra, ma per capire perché il modello tedesco è destinato a essere la speranza di ogni riformista italiano è sufficiente mettere a fuoco una parola semplice che viene prima di ogni polemica sull’euro, sul Jobs Act, sui vaccini: pensioni. Sia il Pd sia Forza Italia, sulla riforma Fornero, hanno le idee chiare e pur promettendo ai propri elettori di voler modificare alcuni effetti distorsivi della legge che ha salvato l’Italia nel 2011 non hanno intenzione di modificarla in modo strutturale (l’abolizione della riforma Fornero costerebbe tra gli 80 e i 90 miliardi di euro). Il principale alleato di Forza Italia, però, oltre a non rinnegare l’idea di voler indire un referendum sull’euro in caso di vittoria alle elezioni, sostiene che la legge Fornero vada abolita. E quando la Lega parla di pensioni conviene prenderla sul serio.

 

Nel 1994, il primo governo Berlusconi cadde dopo sette mesi a causa dell’opposizione della Lega sulla riforma delle pensioni. Nel 2011, l’ultimo governo Berlusconi fu inghiottito dallo spread per la stessa ragione. L’atteggiamento che i partiti hanno sulle pensioni è lo specchio sincero delle ambizioni che hanno i leader politici che si candidano a governare (se prendi voti sulla base di una retorica propagandistica, e poi finisci al governo, in qualche modo sei vincolato a seguire quella retorica). E per questo, ma non solo per questo, nell’attesa di diventare come la Francia, non ci resta che sperare di diventare come la Germania e festeggiare in Italia il 4 marzo insieme ai mercati la nascita di una formidabile EuroCoalizione. Un’Europa che è entrata in una fase costituente ha bisogno dell’Italia e un’Italia costituente in Europa ha bisogno di una grande coalizione per avere un governo che sappia concentrarsi sul futuro senza perdere tempo con il passato la direzione è chiara ed è unica. Lo schema è chiaro. Pensionare i sovranisti. Premiare gli europeisti. La nostra “marche”, in fondo può nascere solo così.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.