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La ridotta anti-Berlusconi

David Allegranti

Il vero nemico dl Cav. è Matteo. Non Renzi, ma Salvini. Perché il silenzio aiuta il centrodestra

Roma. Berlusconi risolve tanti problemi agli avversari; di idee, persino d’identità. Li risolve ai giornali e ai partiti, come ha sempre fatto per anni. Se non sai che dire, basta sostenere l’opposto, se non sai cosa scrivere, parli di lui per dire che è un puzzone (Marco Travaglio sarebbe ben felice di avere un governo a guida Cav., vuoi mettere che editoriali in punta di manetta). La sua ritrovata centralità politica ha risvegliato antichi riflessi pavloviani. “Passato o futuro?”, chiedeva Rep. qualche giorno fa lanciando il restyling grafico, perché certi amori (ma anche certi odi che creano dipendenza) fanno giri immensi e poi ritornano. Solo che il rinnovato antiberlusconismo è finito in una ridotta, un po’ perché Berlusconi stesso non è più quello di vent’anni fa, nonostante tutto, e un po’ perché c’è la solita storia di Marx, la farsa e la tragedia. Ma chi lo odia oggi Berlusconi, che oggi pare concepito come male necessario persino da chi lo ha osteggiato per anni, considerandolo il male assoluto?

 

Non più Eugenio Scalfari, che viene attaccato da Libertà e Giustizia per il grave reato di eterodossia. Persino Gustavo Zagrebelsky fa prevalere la ragion amicale sull’ideologia, e fa togliere il suo nome dall’elenco in calce alla lettera che firma l’attacco all’Eugenio sul mancato antiberlusconismo. Il Fondatore è pure tornato sul luogo del delitto, a “DiMartedì”, martedì scorso, per dire, in sua difesa, a proposito della preferenza a Berlusconi nella scelta fra il Cav. e Di Maio, che “la politica è una cosa diversa dalla morale. La politica non è un fatto morale, è un fatto di governabilità, questa è la politica. Non lo dico io, l’ha detto Aristotele e prima ancora di Aristotele l’ha detto Platone”. Per Platone, ha argomentato Scalfari, “quelli che facevano la politica di una città, di un paese erano i filosofi, che cosa poi i filosofi fossero moralmente era un problema che né Platone né Aristotele prendevano in considerazione. Aristotele fu insegnante della politica sapete di chi? Di Alessandro Magno. Il quale Alessandro Magno della morale se ne fotteva nel più totale dei modi”. Maalox per Tomaso Montanari & soci. In questo modo, oltretutto, Scalfari frena gli animal spirits anti Cav. di Largo Fochetti, che se potessero si scatenerebbero. “Berlusconi è diventato una sorta di padre della patria”, dice Lorenzo Castellani. “Renzi ha problemi non solo di relazione con la sinistra ma anche di posizionamento politico. Per questo non è un problema per Berlusconi: una volta dà contro l’Europa, una volta apre a sinistra. Casomai è Berlusconi un problema per Renzi, perché siede al centro come prima faceva lui”.

 

Il vero nemico di Berlusconi è dunque Matteo, non Renzi ma Salvini, che “è un problema serio perché mentre Forza Italia non ha più una piattaforma politica definita, la Lega ce l’ha. Berlusconi parla a un popolo malleabile, Salvini deve la sua ascesa a una campagna anti europea, anti establishment, anti Fornero. Salvini ha una base identitaria, che deve rispettare perché il suo popolo è intransigente, Berlusconi no”. Nel Mezzogiorno, per dire, Salvini può contare “su un elettorato e una classe dirigente di destra, aennina, ideologicamente radicata, che vuole sentirsi dire alcune cose precise”. Poi c’è un problema altrettanto serio, ancorché più pragmatico: la contrattazione preventiva sui collegi e la trattativa sul governo in caso di vittoria, a partire dalla questione di chi farebbe il presidente del Consiglio. Berlusconi ha bisogno di un voto in più di Salvini e viceversa. Per questo è impossibile per entrambi i contraenti-contendenti stare in silenzio, come invece converrebbe al centrodestra per non perdere l’unità o quantomeno una vaga idea di armonia. Ma la coalizione è armonica solo se nessuno parla. Anche perché sui temi le divisioni vengono fuori subito, la politica estera, l’idea di Europa. E’ tutto un provocarsi e un trollare, nel centrodestra. Berlusconi dopo aver lanciato Parisi, Maroni, Tajani, ha buttato là il nome del generale Gallitelli. Salvini si adonta perché vorrebbe essere preso in considerazione e non trattato come un cialtrone. “Quanto può dirsi, si può dir chiaro; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere”, diceva Wittgenstein, che oggi potrebbe essere lo spin doctor del centrodestra.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.