Matteo Renzi (foto LaPresse)

Nessuna mediazione: Renzi spiega le condizioni per non dividere il Pd

David Allegranti

L'ex presidente del Consiglio si dimette da segretario e dà il via così al congresso del Pd: “Non potete chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi perché solo così si evita la scissione. Questa non è una regola del gioco democratico”

Roma. “Scissione è una delle parole peggiori: peggio c’è solo la parola ricatto. Non è accettabile che si blocchi un partito sulla base dei diktat della minoranza”. Matteo Renzi si dimette da segretario e dà il via così al congresso del Pd. No quindi alle richieste della minoranza, che avrebbe voluto più tempo. “Non potete chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi perché solo così si evita la scissione. Questa non è una regola del gioco democratico”, ha aggiunto l’ex premier, che nel suo intervento ha più volte preso di mira Massimo D’Alema (“Sinistra non è come diceva quello ‘capotavola è dove mi metto io’”) e riservato un saluto al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: “Vorrei fare un appello: basta con le discussioni sul governo. Chiedo un applauso per Gentiloni e per quello che stanno facendo i ministri”.

Insomma, dice Renzi alla minoranza, “avete il diritto di sconfiggerci non di eliminarci. E’ il punto dell’idea democratica”. Il segretario dimissionario aveva pure pensato di fare un “passo indietro”, per risolvere “questa assurda situazione”. “Ci ho pensato sul serio perché mai come in questi due mesi e mezzo siamo stati laici nelle decisioni, abbiamo ascoltato tutti”. Ma accettare oggi che “si possa dire no a una candidatura, eliminare un problema eliminando una persona, vorrebbe dire che siamo tornati al modello di partito in cui si sta insieme contro qualcuno e non per qualcosa. Noi stiamo insieme per un progetto, per l’Italia. Non accetteremo mai, mai e poi mai di consentire a qualcuno di dire non sei della nostra comunità. Il verbo è venite, non andate. State, partecipate”. Partecipate: prendere o lasciare.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.