Matteo Renzi (foto LaPresse)

Il ricatto della minoranza Pd secondo Renzi: “Vogliono rompere comunque”

Redazione

"Stiamo facendo il congresso perché ce l’hanno chiesto loro. Due settimane fa erano in tv per promuovere la raccolta di firme per chiedere il congresso e adesso chiedono di rinviarlo", dice l'ex presidente del Consiglio al Corriere della Sera

"Le porte sono aperte, nessuno caccia nessuno. Ma un partito democratico non può andare avanti a colpi di ricatti". Matteo Renzi intervistato dal Corriere della Sera si dice pronto a cercare di evitare la scissione all'interno del Partito democratico, ma non retrocede dalla sua posizione critica nei confronti della minoranza Pd, accusata dal segretario uscente di fare il doppio gioco: "Il dubbio è che si voglia comunque rompere". E sull'assurda possibilità di una divisione del partito a causa della data del Congresso, alla domanda di Aldo Cazzullo sull'eventualità di fare primarie in autunno e votare tra un anno risponde: il Congresso "l’ha chiesto la minoranza, su tutti i giornali, per un mese. Ci sono ancora le petizioni che girano su Internet. E l’ha votato la direzione 107-12: una comunità deve rispettare le regole interne. Abbiamo proposto il congresso a dicembre, e ci è stato chiesto di rinviare. Allora abbiamo proposto la conferenza programmatica, e ci è stato detto che sarebbe stata inutile senza le primarie. Ci siamo attrezzati per le primarie, e hanno detto: o congresso o scissione. Allora abbiamo accettato di fare subito il congresso, tornando alla casella iniziale. E adesso ci dicono che è meglio la conferenza programmatica? Stiamo facendo il congresso perché ce l’hanno chiesto loro. Due settimane fa erano in tv per promuovere la raccolta di firme per chiedere il congresso e adesso chiedono di rinviare il congresso? Basta polemiche, vi prego".

 

Polemiche interne che fanno emergere mire personali per il controllo del Partito Democratico. "D’Alema nutre nei miei confronti un rancore personale che è evidente. Non voglio più polemiche. C’è stato un tempo ormai lontano in cui lui ha rappresentato la speranza di fare le riforme in Italia: adesso conduce solo battaglie personali. Di solito il suo obiettivo è distruggere il leader della sua parte quando non è lui il capo. Ci è riuscito con Prodi, Veltroni, Fassino. Vediamo se ce la farà anche stavolta". E alle accuse dei giorni scorsi del leader Massimo sulla situazione economica del paese risponde: "Si può fare di più, sempre. Ma abbiamo preso un Paese in crisi e lo stiamo rimettendo in moto. Quando siamo arrivati il Pil era a meno due, adesso è più uno. Abbiamo 600 mila posti di lavori in più, certificati. L’Expo e il Giubileo sono stati due eventi riusciti nonostante le polemiche. Anche se non cresciamo ancora come gli altri, siamo tornati in campo positivo. Ci sono meno tasse e più diritti, dopo i mille giorni. E nella lotta all’evasione abbiamo raggiunto quasi i 20 miliardi".

 

Polemiche che riguardano la personalizzazione che il segretario uscente avrebbe fatto del partito, del Pdr – partito di Renzi – citato da Pier Luigi Bersani. "Il Pd non è un partito personale. E' più forte dei singoli (...) ma essere un partito democratico significa accettare anche il dibattito. Il confronto. La democrazia interna. La minoranza deve sentirsi a casa. Ma sentirsi a casa non significa che o si fa come dicono loro o se ne vanno".