Beppe Grillo (foto LaPresse)

M5s? “Presunzione di gravità permanente”

Redazione

Il folle “codice” di Grillo e il “garantismo” che quando serve, serve…

Beppe Grillo scopre il garantismo, anzi no. Oggi va in votazione, come al solito via Sacro Blog, un “codice di comportamento del MoVimento 5 stelle in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie”. Nel codice non è menzionato neanche per sbaglio l’articolo 27 della Costituzione – “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva” – mentre invece viene citato l’ovvio: “La ricezione, da parte del portavoce, di ‘informazioni di garanzia’ o di un ‘avviso di conclusione delle indagini’ non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso”. Il problema è che il castello di carte giuridiche impapocchiato dal M5s – che aveva bisogno di un regolamento interno per garantirsi la libertà di espulsione o di sospensione, come già accaduto nel caso di Federico Pizzarotti – serve solo a garantire più libertà al fondatore del M5s. Con il codice di comportamento che sarà votato oggi non viene sancita una presunzione d’innocenza ma una “presunzione di gravità”, come la chiama Grillo (articolo 4 del nuovo regolamento), su basi puramente discrezionali.

 

“Il Garante del MoVimento 5 Stelle, il Collegio dei Probiviri o il Comitato d'Appello, in virtù e nell’ambito delle funzioni attribuite dal Regolamento del MoVimento 5 stelle, valutano la gravità dei comportamenti tenuti dai portavoce, a prescindere dall’esistenza di un procedimento penale”. Questo significa che chi ricopre un incarico istituzionale può essere espulso o sospeso se Grillo o il suo comitato centrale decidono che non violi la legge ma qualche norma specifica fatta dal M5s. Peraltro, in barba a qualsiasi principio garantista, viene invece considerata “grave e incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del MoVimento 5 stelle la condanna, anche solo in primo grado”. Niente Appello e Cassazione: un vecchio pallino di Grillo.

 

C’è anche una tardiva “norma Pizzarotti”, che impone ai “portavoce” di informare immediatamente e senza indugio “il gestore del sito” qualora ci fossero procedimenti penali in corso nei quali assumono la qualità di indagato o imputato, che è quello che è stato obiettato al sindaco di Parma. Leggendo il regolamento, la sensazione è che il nuovo codice serva soprattutto a preparare il terreno in caso di nuovi, possibili, avvisi di garanzia. Come quello che potrebbe arrivare a Virginia Raggi. Ma si sa, Beppe Grillo e i suoi forcaioli telematici, in compagnia di Marco Travaglio e del suo forcaiolismo a mezzo stampa, stanno in fretta e furia scoprendo il garantismo. Ma visto che trattasi di “gravità”, chiamiamolo pure doppiopesismo. Coraggio, popolo, continua a fidarti del “codice di comportamento”.

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