Marianna Madia (foto LaPresse)

Il ministro Madia e il caso Vergara

Redazione
Le riforme della Pa non si fanno nell’interesse dei burocrati ma a tutela di milioni di cittadini che alla Pubblica amministrazione fanno ricorso tutti i giorni e che la sostengono attraverso il prelievo fiscale. Lezioni da una battaglia (persa) in America.

E’ di ieri l’indiscrezione in base alla quale il tema della responsabilità dirigenziale nella Pubblica amministrazione sarà affrontato con tutta probabilità nel Testo Unico sul pubblico impiego e non più nel decreto attuativo della legge delega atteso al Consiglio dei ministri di domani. Si spera almeno sarà l’unico rinvio rispetto al progetto di riforma, positivo nel suo impianto originario, proposto dal ministro Marianna Madia. Nel frattempo a Palazzo Chigi sarà utile ricordare che le riforme della Pa non si fanno nell’interesse dei burocrati, quale che sia il loro grado o il loro valore, ma a tutela di milioni di cittadini che alla Pa fanno ricorso tutti i giorni e che sono chiamati a sostenere quelle stesse strutture attraverso il prelievo fiscale. Da tale consapevolezza, qualche anno fa, nacque l’idea di alcuni studenti della California, appartenenti a minoranze etniche e in generale economicamente svantaggiati, i quali avviarono una serie di ricorsi per chiedere che gli insegnanti pubblici meno meritevoli potessero essere rimossi dal loro posto di lavoro. L’obiettivo dei ricorrenti, come si legge nelle istruttive carte processuali della vicenda Vergara v. California, era tutelare l’uguaglianza nell’accesso a una istruzione pubblica decente: in caso di inamovibilità dei professori pubblici, infatti, è stato statisticamente dimostrato che gli studenti più poveri hanno maggiori possibilità di trovarsi bloccati in corsi di qualità inferiore che li penalizzeranno per tutta la vita.

 

Le rimostranze di questi studenti, sostenute da alcune associazioni che tutelano i diritti civili, sono state considerate giuste dalla prima corte in cui il ricorso fu presentato. Negli Stati Uniti quella sentenza fu considerata storica perché andava a scalfire i privilegi del corpo docenti dello stato americano più sindacalizzato di tutto il paese: negli ultimi dieci anni, infatti, soltanto 91 insegnanti pubblici sono stati licenziati in California – pochissimi per gli standard americani – e soltanto 19 tra loro per una performance scadente sul posto di lavoro; il tutto mentre gli studenti del Golden State ricoprivano gli ultimi posti nella classifica della preparazione scolastica del paese. Due giorni fa, invece, la Corte suprema della California ha sentenziato che i docenti pubblici non si toccano in nessun caso. Tanto meglio per i burocrati californiani, tanto peggio per i futuri studenti. Ecco il paradigma che il ministro Madia deve tenere a mente quando si oppone alle naturali resistenze dei fautori dello status quo nella Pa.