Il Confronto tra i candidati del centrosinistra. Rossi, Giachetti, Mascia, Morassut, Pedica, Ferraro, Ferraro (LaPresse)

Che cosa aspettarsi dalle non attesissime primarie del centrosinistra

Marianna Rizzini
Sono arrivate le non attesissime primarie del centrosinistra, i centonovantacinque gazebo sono pronti, ma è come se nella città spazzata dal vento, e nel Pd, si fischiettasse facendo finta di nulla.

Sono arrivate le non attesissime primarie del centrosinistra, i centonovantacinque gazebo sono pronti, ma è come se nella città spazzata dal vento, e nel Pd, si fischiettasse facendo finta di nulla. “Sarà derby Roberto Giachetti-Roberto Morassut”, titolano i grandi quotidiani, alludendo allo scontro in casa dem tra il candidato renziano e quello non renziano (con dietro i rispettivi carrozzoni locali). Eppure, in questo mese di campagna per le primarie, lo scontro tra i due è stato più simile a uno scambio di piccole affettuosità polemiche che a una guerra.

 

Neanche con gli altri candidati c’è stata vera battaglia, al di là delle eccentricità mediatiche del verde Gianfranco Mascia che, giocando sul cartone animato russo “Mascia e l’orso”, che girava per Roma con un enorme peluche, e delle contrapposizioni programmatiche tra Stefano Pedica, deputato idv, Domenico Rossi, generale e sottosegretario alla Difesa, e Chiara Ferraro, ragazza autistica che si è messa in gioco per sollevare il problema della disabilità mentale. Ci sono gli slogan, c’è Giachetti che vuole dare ai romani “mezz’ora in più” al giorno (mezz’ora libera dalle attese alla fermata degli autobus) e tagliare gli sprechi, c’è Morassut  che vuole riaprire il Teatro Valle, Pedica che vuole dare case ai senzatetto e Rossi che vorrebbe farsi replicante del prefetto commissario Francesco Paolo Tronca, ma è come se non ci fosse reale materia polemica: tutti infatti partono dall’espiazione dei giorni di “mafia capitale” (con excursus sul caso Marino), da una specie di senso di colpa che accarezza l’indignazione generalizzata del cittadino che ancora non sa se votare i Cinquestelle  (i candidati alle primarie del centrosinistra vorrebbero appunto trattenerlo).

 

[**Video_box_2**]Lo scontro corre sottotraccia, nel Pd che si è trovato sul tavolo un “caso Verdini”, dal nome del leader di Ala che ha appoggiato Matteo Renzi sulle unioni civili e che ha fatto intendere di voler sostenere i candidati renziani a Roma e a Milano. C’è chi il Pd lo vorrebbe puro (Matteo Orfini) e chi purissimo (Roberto Speranza). Motivo per cui Giachetti, candidato renziano, ha continuato a dire “si tratta di una bufala”, e Morassut a ripetere “non accetterei mai” i voti di Verdini. Ma da domani la partita sarà un’altra (nella destra, attorno alla candidatura di guido Bertolaso, e più in generale a Roma, dove presto si capirà quanto davvero pesa il voto di protesta).

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.