A proposito dell'olio tunisino. Ci scrivono due deputati M5S della Commissione Agricoltura

Redazione
Al direttore - Dopo la decisione del Consiglio affari generali del 20 luglio 2015, con la quale si sono poste le basi per l’adozione di una misura commerciale autonoma consistente in un contingente tariffario senza dazio, temporale e unilaterale di 35.000 tonnellate all’anno per le esportazioni...

    Al direttore - Dopo la decisione del Consiglio affari generali del 20 luglio 2015, con la quale si sono poste le basi per l’adozione di una misura commerciale autonoma consistente in un contingente tariffario senza dazio, temporale e unilaterale di 35.000 tonnellate all’anno per le esportazioni tunisine di olio di oliva nell’Unione europea (che si sommano alle attuali 56.700 tonnellate), abbiamo presentato una risoluzione in commissione Agricoltura alla Camera per impegnare il ministro Martina a intervenire con urgenza per ritardare la proposta. Siamo ben coscienti che la Repubblica tunisina sia uno dei paesi con il maggior numero di giovani che sposano la causa  jihadista, specie dopo il rapido tradimento delle speranze coltivate a seguito della Primavera araba e della conseguente gravissima crisi occupazionale, sono caduti in un’interpretazione dell’islam troppo radicale da poter essere sconfitta con la sola forza delle braccia. Proprio per questo è indispensabile che l’Unione europea intervenga a sostegno della creazione di posti di lavoro: tuttavia tale obiettivo può essere conseguito attraverso la predisposizione di particolari programmi di aiuto da iscriversi nell’ambito dell’accordo euro-mediterraneo di associazione e a cui destinare anche le risorse derivanti dal mantenimento dei dazi, posto che, comunque, la loro mancata riscossione avrebbe una incidenza negativa sul bilancio comunitario. L’utilizzo da parte dell’Ue di strumenti di politica commerciale a sostegno della stabilità dei paesi beneficiari, oltre a danneggiare spesso le produzioni degli stati membri come nel caso delle sanzioni imposte alla Russia a seguito della crisi con l’Ucraina, non consente la rimozione delle cause strutturali della disoccupazione, non favorisce programmi di sviluppo endogeno in grado di eliminare le dinamiche di esclusione. Anzi, rischia di favorire fenomeni speculativi poiché, come noto, a beneficiare principalmente delle misure in questione saranno i grandi gruppi industriali a cui fa capo la produzione tunisina di olio di oliva e nessuna certezza può aversi, a oggi, circa le eventuali ricadute positive sui tassi di occupazione giovanile nazionale.

     

    Filippo Gallinella, Giuseppe L’Abbate, Deputati M5S Commissione Agricoltura