Recensire i post a 5 Stelle e scoprire il panico sulla fine della diversità genetica

Marianna Rizzini
Il caso Quarto, il blog, le critiche, la crisi d’identità. Essere o non essere così (ottusamente) puri? Se per essere così puri epuriamo chi non era impuro, dove finiremo?, è l’interrogativo che tormenta chi non si rassegna alla profezia-epitaffio di Roberto Saviano, che su Repubblica ha parlato di “sesta stella nera che rischia di diventare macchia indelebile”.

Roma. A un certo punto il chiaroscuro irrompe nel mondo bianco e nero a Cinque Stelle, e l’autosbandierata “diversità genetica” non riesce più a cancellare lo smarrimento, il dubbio e la rabbia dei “cittadini che valgono uno” dopo il tuffo nella realtà sgradita del caso Quarto. Così quel chiaroscuro (“le sfumature di grigio”, scrive un attivista senza troppo scherzare) spazza via le certezze assolute sul blog del Beppe Grillo – capo supremo che ha espulso il sindaco di Quarto Rosa Capuozzo per non aver denunciato il “ricatto” di un ex consigliere comunale allontanato dal M5s per sospetta vicinanza ad ambienti inquinati dalla criminalità, il tutto nonostante il mancato cedimento di Capuozzo al ricatto stesso. “Ma come? Persino il presidente dell’anticorruzione Raffaele Cantone non ha trovato irregolarità a Quarto”, è il ritornello e salvagente emotivo a cui si aggrappano i Cinque Stelle che cercano di far quadrare la vicenda che non quadra più. E anche se nel pomeriggio della giornata orribile (ieri) i tre moschettieri Luigi Di Maio-Alessandro Di Battista e Roberto Fico rispondono uno per uno, con monologo e screenshot dei messaggi scambiati con sindaco di Quarto e consiglieri, a chi, dalla Rete, per la prima volta mette in dubbio loro, le stelle delle Cinque Stelle, nulla riesce a frenare l’insolito dilagare di disaccordo e incertezze nella base.

 

Ed è crisi amletica: essere o non essere così (ottusamente) puri? Se per essere così puri epuriamo chi non era impuro, dove finiremo?, è l’interrogativo che tormenta chi non si rassegna alla profezia-epitaffio di Roberto Saviano, che su Repubblica ha parlato di “sesta stella nera che rischia di diventare macchia indelebile”. E mentre il trio Di Maio-Di Battista-Fico minaccia querele e posta su ogni possibile bacheca, con preghiera di condivisione (“raggiungiamo milioni di persone”, è il wishful thinking del “Dibba”), il video della discolpa, è la dubbia resa cinematografica del medesimo ad azzoppare mediaticamente l’autodifesa: i tre parlamentari siedono in fila, come a scuola, in tribunale o nell’ufficio dello sceriffo. Rispondono al professore collettivo (la Rete) mentre la Rete stessa avvia l’autocoscienza su questioni di forma (molti criticano la decisione presa al vertice senza ricorso al voto on-line, feticcio del Movimento) e su questioni di sostanza. Ma davvero la Capuozzo, si domanda l’attivista Rocco, “…doveva denunciare subito l’assessore che si era fatto avanti con le richieste illecite? Ah sì? Conoscete la contro-denuncia per diffamazione, qualora non si abbiano prove a sufficienza? Allora la Capuozzo sarebbe stata indagata dalla Procura e quindi costretta a dimettersi in quanto indagata…”. Si chiede poi ai vertici di uscire dalla logica “bianco-nero”. Così scrive Silvana, che ha visto “i rappresentanti del M5s in tv”, di mattina, e però la visione non l’ha “convinta per niente”.

 

[**Video_box_2**] La sindaca espulsa, intanto, che ieri ribadiva l’intenzione di restare al suo posto anche senza simbolo a Cinque Stelle, viene santificata come la “poveraccia che si è battuta contro la camorra” ed è stata “lasciata da sola”. E se un tale Vito arriva a dire che il M5s pare in preda “al delirio più totale”, un tal Gian Antonio invita Grillo a tornare “a fare il comico…”, mentre Matteo trasecola: “Espelliamo un sindaco che non ha ceduto ai ricatti della mafia per aggiudicarsi un appalto la cui correttezza è stata giudicata dal supremo Cantone in persona” per “essere più credibili nella lotta alla mafia?”. Nella massa dei “non sono d’accordo” spunta pure il commento che spazza via il mito grillino del sensazionalismo giudiziario: “…più che da Rosa Capuozzo mi guarderei da Henry John Woodcock”, scrive un attivista a cui pare di ricordare che “la maggior parte delle indagini” del pm-divo  “siano state un flop”. Nel cortocircuito, c’è chi prende a prestito lo slogan del nemico Pd (per giunta mentre l’arcinemico Matteo Renzi si schiera dalla parte di Rosa Capuozzo): “Come dicono quelli del Pd”, scrive un attivista, “dimostrate che non volete governare ma solo protestare”. Il mondo dei puri sembra ai puri improvvisamente capovolto, come se le cinque stelle si fossero d’un tratto conficcate al suolo.

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.