Il premier Matteo Renzi (foto LaPresse)

Democrazia frammentata? No, grazie

Redazione
In Italia la democrazia è a rischio, lo scrive sul Corriere della Sera Michele Ainis e la colpa è, indovinate, di Matteo Renzi e delle sue vocazioni autocratiche. Esempi: nelle scuole “un superdirigente avrà poteri di vita e di morte sui docenti”.

In Italia la democrazia è a rischio, lo scrive sul Corriere della Sera Michele Ainis e la colpa è, indovinate, di Matteo Renzi e delle sue vocazioni autocratiche. Esempi: nelle scuole “un superdirigente avrà poteri di vita e di morte sui docenti”; alla Rai ci sarà “un superdirettore con attribuzioni di direttore delegato”; nelle aziende “il Jobs Act rafforza il potere dei manager”; “diventano licenziabili i dirigenti pubblici sicché il capogabinetto del ministro regnerà come un monarca”; “viene destrutturato il territorio nei suoi antichi puntelli istituzionali, prefetti, regioni, province”. Anche la truppa di Repubblica suona l’allarme democratico, Ezio Mauro causa accordo nazarenico sulla Rai (originale pure questo), Eugenio Scalfari perché Renzi vuole abolire il Senato elettivo e “come Tony Blair pensa che in una società moderna i voti si prendono al centro e non a sinistra”: cosa davvero insolita e pericolosa per le sorti democratiche. Verrebbe da dire: magari. Sennonché il kombinat Rep. e Corriere è anche lo stesso che rilancia il rapporto Svimez sui presupposti campati in aria che il meridione debba i propri ritardi economici e sociali non tanto ai suoi amministratori-cacicchi, ai funzionari inefficienti, alla scarsa imprenditorialità privata, ai sindacati conniventi – insomma quei corpi intermedi a “rischio Renzi” – quanto alle colpe altrui, dello stato, del nord, e ora addirittura della Germania in odore di imperialismo.

 

Proprio sul Corriere era squillata la mobilitazione di governatori e sindaci tipo Emiliano, Crocetta, De Magistrisis, più o meno all’insegna del “dateci i soldi”. Anzi: dateci altri soldi. Quel che i giornaloni fingono di non vedere sono infatti i frutti dei “puntelli istituzionali” che essi difendono. Ovvero una moltiplicazione della spesa pubblica e dei suoi centri, una conseguente simmetrica crescita delle tasse, il decadimento dei servizi, una burocrazia sempre più arrogante e inefficiente. Non tutto ovviamente dipende dai corpi intermedi, ma essi vi contribuiscono in gran parte, e certo un Senato gemello della Camera aumenta in modo esponenziale tentazioni e ricatti. Questo rapporto tra spesa, tasse e poteri parcellizzati e irresponsabili è il grande problema dell’Italia, altro che autocrazia; e se Renzi vuole sfrondare e verticalizzare (ci vogliamo rovinare: accentrare) c’è solo da augurarsi che faccia sul serio.