Il romanzo di Bobo Maroni / 12

I possibili finali del Boboromanzo tra Alfano, i sindaci e il modello Cdu

Cristina Giudici e Marianna Rizzini

E se il romanzo di Bobo si chiudesse “nella primavera 2013, con un tandem Alfano-Maroni, e con un Maroni vicepremier come nel ’94?”. Parla così un esegeta di mondi leghisti, ma con il Pdl in crisi è fantasia. Unica certezza: Bobo arriverebbe all’appuntamento con gli stessi baffetti

E se il romanzo di Bobo si chiudesse “nella primavera 2013, con un tandem Alfano-Maroni, e con un Maroni vicepremier come nel ’94?”. Parla così un esegeta di mondi leghisti, ma con il Pdl in crisi è fantasia. Unica certezza: Bobo arriverebbe all’appuntamento con gli stessi baffetti (perché, come dice un amico, “è vanitoso e ci tiene a coprire un labbro superiore che trova troppo pronunciato”).

“Sono vent’anni che riusciamo a non farvi capire niente della Lega”, dice di solito Bobo, epperò magari stavolta qualcosa giustifica i voli pindarici. Indizio numero uno: Alfano che alla Padania dice: “La Lega è motore di cambiamento, resteremo alleati”. Indizio numero due: Maroni che incorona Alfano sull’onda del comune sentire sul “partito degli onesti”, come nota Francesco Verderami sul Corriere della Sera – uno tiene “gli scontrini”, l’altro paga “con carta personale” le cene di partito. Indizio numero tre: Maroni che si infuria per il codicillo anti risarcimento sull’affare “Lodo Mondadori” e ai fedelissimi dice “è l’ultima che ci fa” (il Cav.). Anche se è lo stesso Cav. che Bobo voleva salvare dal ribaltone, diciassette anni fa. E insomma Bobo, tra uno striscione osannante a Pontida (“Maroni premier”) e una chiacchierata a sinistra, va a collocarsi tra quelli che, dopo la batosta elettorale, vogliono “rilanciare il movimento tenendolo unito” (così dice in giro). Nessun distinguo tra amici e nemici, dunque, quando si fa il braccio di ferro con Giulio Tremonti: nella task force parlamentare d’ispirazione maroniana che, sotto la direzione di Massimo Garavaglia, dovrà proporre emendamenti alla manovra a favore dei comuni virtuosi, compare anche il nome di Daniele Molgora, finora avversario di Maroni nella lotta alla Camera con i bossiani del “cerchio magico”. “Forse Bossi non ha capito che quasi tutti si stanno alleando con Bobo, Calderoli compreso”, sussurrano in via Bellerio.

Nel 2013 chissà, e però nel luglio 2011 Bobo fa un passo alla volta puntando sui sindaci del nord. Attilio Fontana, sindaco di Varese, si lascia andare al ricordo: “A fine anni Settanta ero venuto a sapere che in città c’era un nuovo praticante legale. L’ho bloccato in tribunale per convincerlo a entrare nella squadra di calcio degli avvocati. Giocava come terzino, ma spingeva molto. Siamo amici perché in campo lui attacca e io difendo”, dice Fontana. Parti rovesciate in politica: Fontana l’anno scorso faceva la faccia dura in piazza sui tagli di Tremonti, e Maroni mediava. Anche Flavio Tosi, sindaco di Verona, può essere annoverato tra gli amici di Bobo, motivo per cui in Via Bellerio qualcuno borbotta. Tosi dice che la sua intesa con Bobo risale a quando l’uno è diventato sindaco puntando sulla sicurezza e l’altro ministro dell’Interno con uguale obiettivo. “Ci siamo poi capiti sui festeggiamenti per l’Unità d’Italia”, dice Tosi al Foglio: “Chi ha un ruolo istituzionale deve fare il suo dovere”. Ed ecco gli inviti a Giorgio Napolitano e il tricolore in gran spolvero. Se Bobo critica il premier, Tosi non è da meno. “Però non è strategia”, dice, intendendo “non abbiamo bisogno di parole”.

Ma cos’ha in mente, Bobo? Per il politologo di area leghista Stefano Galli, “il modello della Cdu bavarese, con forte espressione territoriale e federazione con un partito nazionale. Ecco perché Maroni vede di buon occhio l’alleanza con Alfano”. Sia come sia, l’umore di Bobo oscilla. Il giorno in cui Rosy Mauro e seguaci vogliono commissionare Giancarlo Giorgetti, Maroni borbotta “io quelli li sbrano”. Il giorno dopo si mostra sereno. E se è vero che la base lo incorona, è vero pure che Bossi non perde occasione per dire: “A Pontida si urlava secessione, non successione”. Così, nei lunghi pomeriggi afosi, Bobo dice “ci conteremo”. Con il pensiero corre ai primi freddi, e ai congressi provinciali di settembre. (fine)