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Piccola Posta

Marco Travaglio è un caso clinico di manipolazione e falsificazione

Adriano Sofri

Il Fatto quotidiano può vedersela alla pari con la Rossijskaja Gazeta, quanto ad apertura alla pluralità di opinioni. Non uno del vasto novero di redattori, collaboratori e lavoratori ha qualcosa da eccepire rispetto alla linea del giornale su tante decisive questioni? Nulla da obiettare allo svarione sul mio conto? 

Mi interrogo sul Fatto quotidiano. Sulla sua ferrea compattezza. Non esiste altro giornale in cui sia così assente anche l’ombra di un’opinione dissenziente dalla Linea, cioè da Travaglio. Nemmeno nei giornali maggiori e “padronali”, nemmeno nei giornali di famiglia e di destra. Il Fatto quotidiano può vedersela alla pari con la Rossijskaja Gazeta. Come quest’ultima, e più di ogni altro quotidiano sopravvissuto ai trapassi di regime italiani, è lo stretto organo di un partito il cui leader è un cinturino di trasmissione del pensiero di Travaglio. Sulle sue colonne le sole esorbitanze alla Linea sono eccessi di zelo nella sua applicazione, più realisti del re, come nella signora Basile – o in Massimo Fini, cui però spetta una specie di licenza di tracimare, viva i talebani eccetera, conquistata in una lunga carriera. 


Ora, non dirò su me, per il quale Travaglio ha un’ossessione del tutto comprensibile, povero, ma su tante decisive questioni – la condizione delle carceri, la difesa dell’Ucraina, la complicità di Napolitano con Cosa Nostra, l’illegalismo di Mattarella, l’amore di Trump per la pace… – non una, non uno del vasto e stimabile novero di redattori, redattrici, collaboratrici, collaboratori, altre e altri lavoratori, del Fatto, ha una piccola divergenza e il desiderio di esporla? Fra loro non manca chi sappia che cos’era il centralismo democratico: un meccanismo mortificante, che tuttavia prima di arrivare alle conclusioni simulava, e a volte registrava davvero, un vasto scontro di convinzioni. 


Bene, veniamo al fatto di giornata. Travaglio, che trova screanzato da parte mia chiedere a Violante di che Prova-non-ostensibile della mia colpevolezza fosse e sia in possesso, risolve il punto ricapitolando i processi conclusi con la mia condanna, caso mai qualcuno se ne fosse dimenticato, e ripescando il mio lungo racconto sul Foglio di domenica 27 maggio 2007 su un incontro con il famigerato Umberto D’Amato, che dovrei “completare”. E per intimarmelo con più efficacia, usa le parole di Erri De Luca, il noto scrittore e già militante di Lotta Continua, il quale, letta la mia pagina, commentò: “Mi sorprende che tiri fuori una notizia del genere solo ora e senza circostanziarla. Spero di conoscere i dettagli in una seconda puntata”. Conclude Travaglio: “La stiamo ancora aspettando”. Be’, è molto distratto, molto. La seconda lunga puntata uscì il martedì 29 maggio, con tutte le circostanze. Nel giro di 48 ore, Travaglio e De Luca e chiunque poté leggere. E sta ancora aspettando. Le collaboratrici, i collaboratori, del Fatto, non trovano niente da eccepire a un simile svarione, diciamo così, nella loro prima pagina?


Darò loro un altro esempio, da cucciolo. Si è riparlato in questi giorni di un vasto servizio di Travaglio ai primi gradini della carriera, per il Borghese. Vi dimostrava inesorabilmente, come sempre, la mia colpevolezza. Aveva soprattutto un asso nella manica, la confessione di un mio sodale di allora, Carlo Panella, che subito dopo il mio arresto in una telefonata alla mia compagna (illegalmente registrata e diffusa) diceva di avermi sempre preso in giro per “questa sua mania, che aveva sempre paura che gli scoppiasse… se è per Calabresi va bene, ma…”. (Copio la citazione da un libro di Cazzullo, che è online). Travaglio copiò anche lui la citazione, semplicemente mutilandola della seconda metà: “Se è per Calabresi, va bene…”, e così trasformandola nell’affermazione di Panella che io avessi sempre avuto paura che mi scoppiasse l’omicidio Calabresi. (Di che cosa fossi in realtà preoccupato lo trovate nello stesso libro, psicopolis.com/storia/pdf/casosofri.pdf,  oltre che in scritti miei pertinenti). 


Ecco. Travaglio è un caso clinico di manipolazione e falsificazione. La compagine del suo giornale è più coesa di quella della Rossijskaja Gazeta?