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piccola posta

Rita Bernardini è ancora fuori dalla corsa per la carica di Garante dei detenuti

Adriano Sofri

Come il Nobel di Borges, o di Philip Roth, o, meglio, di Jocelyn Bell o di Rosalind Franklin, gente che poté fregiarsi del Nobel mancato. Sarebbe bello che venisse spiegato il perché

Una giovane donna muore di sete in diciotto giorni nella sua cella, in un silenzio mortale: non il suo, il silenzio dei suoi custodi, l’intera scala dei suoi custodi d’ufficio, che sale dal più umile agente fino al cielo dei governi. Altre, altri, più sbrigativamente s’impiccano. E’ troppo comodo dire: non ho più parole. Ne ho, infatti. Ho anche un vantaggio, una specie di esenzione. Ogni volta che mi viene da dire: “Che caldo, si muore!”, mi mordo la lingua e mi ricordo delle celle. Certo mi sembra di aver dato fondo a tutte le parole, e a tutte le maledizioni – è una vanteria, in realtà – sicché seguo poco anche le parole d’altre e d’altri, che non temono di ripetersi. Perdo il filo della cronaca, afferro qualche notizia ogni tanto, detriti che galleggiano più in vista sull’alluvione.

C’è da rimpiazzare l’ufficio del Garante dei detenuti, tre persone, sono stati proposti tre nomi, di tre maschi. Scelti dunque senza riguardo al genere, pur così evocato, e solo in una scrupolosa classifica di incompetenza. Non sono quelli definitivi, si avverte. Ogni volta di nuovo la notizia è che il nome di Rita Bernardini non è pervenuto. E’ come, con tutto il rispetto, il Nobel di Borges, o di Philip Roth, o, meglio, di Jocelyn Bell o di Rosalind Franklin, gente che poté fregiarsi del Nobel mancato. Rita Bernardini ha già una piccola progenie di garanti locali dei detenuti (“dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale”) ma lei no, lei niente. Cambiano i ministeri, todo cambia: quasi todo, lei niente. Lei continua a battere i marciapiedi, via Arenula, le altre vie tutte a sassi. Voglia scusarmi Rita, ma starei per dire che se la nominassero davvero ci rimarrei male, ci si affeziona alle tradizioni. Però per una volta mi piacerebbe che qualcuna, qualcuno di queste autorità solenni e responsabili, dal Molise al resto del mondo, spendesse una decina di righe di motivazioni: R.B. no, per questo e per questo. Noi saremmo saziati, e lei potrebbe metterselo sul biglietto da visita.

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