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Il trauma della sedia per Travaglio

Adriano Sofri

Oltre al revisionismo storico ("quella scena non la vissi in diretta"), c'è un editoriale contro Sabino Cassese, brano da antologia anatomo-psicologica, che svela quanto la spazzolata della sedia nello studio di Santoro nel 2013 abbia colpito il direttore del Fatto

Marco Travaglio – il mio follower più fedele – ha occupato un posto di rilievo nella serata di commemorazione di Silvio Berlusconi, lunedì. E’ passato ripetutamente il video della serata del 2013 di Santoro per “Servizio pubblico”, sulla 7 – “fece il 33 per cento!” – in cui Berlusconi spazzolò con meticolosità plateale la sedia dalla quale si era appena alzato Travaglio. Il quale, dieci anni dopo, ha offerto una esemplare versione di revisionismo storico.

“La scena della sedia non la vissi in diretta perché fui l’unico in quella sera a scoprirlo dopo. Quando Berlusconi mi fece alzare, io mi girai per salire su una torre nello studio e quindi non vidi quello che successe. Quello fu un colpo di teatro... E non solo, nessuno ricorda neppure il seguito di quella trasmissione, perché ancora oggi c’è qualche frescone che dice che Berlusconi guadagnò un sacco di punti. In realtà, Berlusconi perse 6 milioni e mezzo di voti alle elezioni che si tennero il mese successivo”.

Un trionfo, dunque. Solo un personaggio come Berlusconi avrebbe potuto compiere un gesto così grossolano e controproducente. O no? Ho ripescato dall’editoriale quotidiano di Travaglio, del 4 giugno scorso, il seguente brano da antologia anatomo-psicologica: “Da anni Sabino Cassese allieta le nostre giornate con una vis comica degna del suo compianto sosia Capannelle, il vecchietto de ‘I soliti ignoti’... Un tempo austero e silenzioso amministrativista, con l’incedere dell’età s’è trasformato in un garrulo tuttologo da talk e da intervista prêt-à-porter, nonché in un sederino d’oro candidato a tutte le poltrone su piazza grazie a un posteriore extra large a fisarmonica (a tre, o quattro, o cinque chiappe) che gli consente di occuparne anche più d’una contemporaneamente...”.

Dev’essere stata un vero trauma, quella vecchia sedia.

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