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Il bambino e la leonessa, notizia minore dalla striscia di Gaza

Adriano Sofri

Hamada Iqtiet, in visita a un parco zoo, si avvicina alla gabbia dei leoni e viene ucciso da una femmina. Da quello zoo cominciavo un mio pezzo del 2014, quando c'era la guerra. Oggi si sparano razzi per la morte di Khader Adnan

La notizia: 1° maggio, a Khan Yunis, striscia di Gaza, un bambino di 6 anni, Hamada Iqtiet, in visita a un parco zoo, si avvicina alla gabbia dei leoni – ci entra da un varco nella recinzione, secondo altri – e viene ucciso da una leonessa. Notizia minore, che arriva nel giorno in cui cittadini arabi di Israele si erano proposti di partecipare alla mobilitazione contro la cosiddetta riforma della giustizia, senza proprie bandiere, poi un aderente del Jihad islamico, Khader Adnan, per la dodicesima volta in “detenzione amministrativa”, è morto dopo 86 giorni di digiuno, poi da Gaza sono stati sparati tre razzi.

C’era la guerra a Gaza nell’estate del 2014. Gli israeliani l’avevano chiamata “Protective Edge”. Sarebbe costata più di duemila morti e più di diecimila feriti. Il 5 agosto mandai il mio pezzo da Gaza: “Non comincerò dai bambini: troppo facile, direste. Comincerò da dove comincerebbero i bambini, dallo zoo di Gaza. Si trova in un sobborgo pesantemente bombardato e svuotato di abitanti. Scendiamo fino alle gabbie, aspettandoci di non trovarle più in piedi, e di non trovare vivi gli animali. Da giorni nessuno viene fin qui. Invece le gabbie, sgangherate, ci sono. Qualcuno ha drizzato alla buona delle lamiere lungo le sbarre, coperto gli strappi con irrisorie reti di fil di ferro. E ci sono gli animali. Un gibbone, nella prima: si muove lentamente di qua e di là, incerto fra accoglienza e offesa. C’è un odore tremendo di putrefazione, che guida lo sguardo sui cadaveri decomposti di due cuccioli. Le gabbie successive sono dei leoni: una coppia in una, un grosso maschio nell’altra. Erano celebri: perché lo zoo si è formato importando le sue fiere dall’Egitto attraverso i famigerati tunnel. Portare leoni o tigri nei tunnel – e come fare con una giraffa? Due anni fa nacquero due leoncini, i bambini di Gaza furono felici, i custodi dello zoo non riuscirono a tenerli in vita. Ora i leoni devono essere affamati e assetati a morte, però non hanno un atteggiamento aggressivo: al contrario, si drizzano contro la rete come aspettandosi ristoro, o almeno una complicità all’evasione. Nella prossima gabbia c’è una piccola disgraziata arca di Noè, un sovraffollamento – uso il termine carcerario – di animali alla rinfusa non so se da sempre o per l’emergenza: anatre, un imponente pellicano, che spinge verso di me il magnifico becco, un coccodrillo morto, lui, con la testa infilata dentro un tubo, e i resti spiaccicati di una cicogna. In un recinto accanto due struzzi mi vengono incontro con dignitosa fiducia. C’è una gabbia di volpi che corrono in cerchio e si scavalcano frenetiche, una di lupi macilenti. Era famoso, questo zoo raccogliticcio, anche perché un veterinario si era arrangiato a esaudire la passione dei bambini per le zebre dipingendo a strisce nere un paio di asinelli bianchi. L’ultima gabbia contiene una coppia di macachi, e solo quando la femmina si muove mi accorgo che ha un piccolo aggrappato alla pancia. Incredibile come somigli a un bambino. Non ho cominciato dai bambini, era troppo facile”.

Oggi posso cominciare e finire col bambino e la leonessa, una notizia minore.

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