Kyrylo Budanov (Ansa)  

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Chi è Mr Budanov e cosa ci mostra di Kyiv e dei suoi alleati

Adriano Sofri

Il capo dell’intelligence militare potrebbe prendere il posto del ministro della Difesa Reznikov, travolto dallo scandalo della corruzione. Budanov, esemplare di una generazione immune alle abitudini sovietiche, gode di gran prestigio, ma un rimpasto non è cosa semplice

Odessa, dal nostro inviato. Forse sì, forse no. Al momento in cui scrivo, primo pomeriggio di lunedì, prevale il contrordine: il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, 56 anni, non sarà sostituito, “almeno per questa settimana”. A dirlo è lo stesso capogruppo del partito di maggioranza, “Servitore del popolo”, David Arakhamia, che aveva poco prima annunciato la sostituzione con il capo del servizio segreto militare, “Gur”, Kyrylo Budanov, 37 anni. Reznikov è stato coinvolto nell’indagine che ha portato all’arresto di uno dei suoi vice, Vyacheslav Shapovalov, accusato di aver speculato sulle forniture all’esercito: cibo, giubbotti e altri strumenti di protezione. A Reznikov non si imputa se non un mancato controllo sul funzionamento del dipartimento competente, e la sua rimozione dalla Difesa lo avrebbe spostato a capo di un altro ministero. Secondo qualcuno a chiederla sarebbe stato soprattutto l’alleato americano, desideroso di non prestarsi alle obiezioni repubblicane sul destino dei finanziamenti. Dunque il contrordine, e comunque il rinvio della decisione, segnalerebbe una riluttanza di Zelensky. E’ certo del resto che Reznikov, in carica dal 2021, dopo una fortunata carriera privata di legale (e di sportivo) e una pubblica che lo portò alla vicepresidenza del governo, ha avuto lungo i mesi scorsi un eccellente rapporto con gli alleati americani.

Nel suo curriculum spicca la risposta del 26 febbraio ai russi che offrivano di interrompere l’avanzata in cambio della resa: “Sono disposto – disse – ad accettare la resa russa”. La prima voce sulla sua sostituzione lo dava trasferito al ministero della Giustizia, che non sembrava esattamente la destinazione più appropriata; poi si è parlato del ministero delle “Industrie strategiche”. Al suo posto, alla Difesa, sarebbe andato Budanov, non so con quanto entusiasmo. Budanov gode di un forte prestigio, ha dalla sua una completa formazione militare, e l’età (quasi vent’anni meno di Reznikov, 12 anni meno del generale Zaluzhny), che ne fanno l’esemplare di una generazione immune dai tempi e dalle abitudini sovietiche. E non è nemmeno appartenuto alla cerchia di personaggi dello spettacolo da cui sono venuti tanti dei collaboratori di Zelensky. Nella guerra dell’“Antiterrorismo”, contro il separatismo del Donbas, è stato ferito, e una volta in maniera grave. E’ stato anche bersaglio, nel 2019, di un attentato, fallito solo perché la sua auto è esplosa un momento prima. Nel suo curriculum brilla la previsione che, pressoché solo, fece, in un’intervista del novembre 2021, sull’invasione russa: che sarebbe senz’altro avvenuta, sulla scala più larga, fra la fine di gennaio e l’inizio del febbraio 2022 – un errore di un paio di settimane al massimo. Budanov restò il solo a crederci, e la Russia accusò lui e l’Ucraina di fomentare falsi allarmi per preparare una propria offensiva finale sul Donbas...

La prossima previsione di Budanov riguarda la vittoria dell’Ucraina sulla Russia nell’estate di quest’anno, e la successiva disgregazione della Federazione: chi vivrà vedrà. A differenza di molti esponenti politici e militari ucraini di spicco – la maggioranza, direi – Budanov non ha mai lisciato il pelo dell’orso russo. Parla di “un mostro col randello nucleare”. E’ convinto che una ribellione popolare al regime russo sia impossibile, dato il grado di propaganda e di repressione. La vittoria ucraina, dice, è il ripristino dei confini del 1991. Negli scorsi mesi, alla sua direzione dell’intelligence militare si riconoscono molti successi, e a lui particolarmente, nel settembre scorso, un ruolo primario nel più numeroso e delicato scambio di prigionieri, 215, comprendente un centinaio di combattenti dell’Azov a Mariupol. Fanno capo a lui anche le attività “partigiane” oltre le linee russe. E’ singolare che nelle biografie di Wikipedia delle personalità pubbliche ucraine sia frequente un paragrafo intitolato “Scandali”: e perfino Budanov vi ha una citazione. Riguarda una coabitazione, nel 2021, con Oleksandr Gogilashvili, vice ministro dell’Interno, e marito di una antica collaboratrice di Zelensky, di cui si scoprì che aveva un doppio passaporto, ucraino e russo (e un codice fiscale russo) e che collaborava con un deputato russo.

L’affare non ha lasciato tracce nella carriera di Budanov, e lo cito solo per la grottesca attualità romana del tema delle coabitazioni politiche. Nel “Servitore del Popolo”, la serie tv, si esagerava, come in ogni parodia, e si prevedeva l’ergastolo per la corruzione. Il cielo ce ne scampi, ma Zelensky ha bisogno di mostrare all’alleanza che lo sostiene, e specialmente all’Europa nella quale vuole entrare, la capacità di tagliare l’erba sotto i piedi della famigerata corruzione pubblica, che cresce rigogliosa a ogni livello della società ucraina. Il suo consuntivo passato, dall’elezione nel 2019, non è soddisfacente, e mostra che il medico pietoso fa la piaga purulenta; ma anche il piglio chirurgico non è privo di rischi. Rimuovere il ministro della Difesa, per giunta con un bilancio militare positivo, nel mezzo di una guerra spietata e alla vigilia (o già dentro) di un’offensiva nemica, non è facile. Nelle stesse ore la Nato fa intendere di voler protrarre ulteriormente l’incarico di Jens Stoltenberg alla segreteria generale, che ricopre dal 2014, dopo esser stato primo ministro norvegese e designato alla presidenza della Norges Bank: la motivazione è quella, la guerra in corso in Europa, le prospettive minacciose nell’Indo-Pacifico. Dunque vediamo: ordine, contrordine... Ancora ieri, lunedì 6, Zelensky ha nominato Vasyl Maliuk a capo del Servizio di sicurezza, l’Sbu. Maliuk svolgeva già questa funzione dal luglio 2022, quando il titolare di cui era vice, Ivan Bakanov, era stato rimosso da Zekensky, insieme alla procuratrice generale Iryna Venediktova. In alcuni commenti, come quello del Kyiv Independent, si è ricordata la vicinanza di Maliuk al vicecapo dell’ufficio di presidenza di Zelensky, Oleh Tatarov, indagato nel 2020 per un caso di corruzione, sul quale da allora non ci sono stati sviluppi.