Zelensky con la ministra di stato danese Frederiksen (Ansa) 

piccola posta

Nei panni di Zelensky per rispondere alle “criticità” di Sanremo

Adriano Sofri

Chissà cosa avrà pensato il presidente ucraino quando gli hanno spiegato che il suo intervento al Festival sarà passato al vaglio dell’intera gerarchia della Rai. Non bastava la tragedia della guerra, ecco la farsa

Odessa, dal nostro inviato. Volodymyr Zelensky ha un mucchio di cose da fare. L’altroieri per esempio è tornato a Mykolaïv, ci era già venuto a giugno, e anche a Odessa: allora Mykolaïv era bombardata giorno e notte. Ora la riconquista di Kherson le ha dato un po’ di respiro (un po’, ieri qualche razzo è arrivato) e Zelensky ha potuto venirci lunedì insieme alla ministra di Stato danese, Mette Frederiksen. La Danimarca si è impegnata alla futura ricostruzione di Mykolaïv. I due hanno visitato i feriti e poi le strutture colpite del porto fluviale. Frederiksen, la più giovane primo ministro danese, dopo le elezioni anticipate di novembre è a capo di un raro governo di grande coalizione. A esigere le elezioni anticipate era stato nella coalizione precedente il partito liberal-sociale, Radikale Venstre, alla lettera Sinistra Radicale, in particolare per la controversia sull’uccisione di 16 milioni di visoni, sospettati di ospitare una variante del Covid, deliberata piuttosto alla leggera dal governo. Naturalmente alle elezioni la Radikale Venstre ha perso più della metà dei seggi che aveva, ne ha guadagnati per la prima volta l’estrema destra (ben 14), e il partito socialdemocratico di Frederiksen se l’è cavata ottenendone due in più. Il centrodestra ne ha presi 10 in più, di qui la decisione faticosa, appena raggiunta, della larga alleanza. 

Non so che cosa abbia fatto ieri Zelensky, al ritorno a Kyiv. A volte, come tanti, immagino, dopo il 24 febbraio, sono tentato di mettermi nei suoi panni – quella sua maglietta “verdognola”: rinuncio alla svelta. Non è solo per la tragedia della guerra e il suo corredo di lutti e perdite, è anche per la farsa. Ieri per esempio qualcuno avrà dovuto spiegargli che i due minuti registrati per la tarda serata di Sanremo sui quali l’Italia pubblica è da giorni assorta, oltre che sulla necessità di resistere senza farsi intimidire all’aggressione anarchica di un digiunatore, passeranno al vaglio dell’intera gerarchia della Rai, fino al suo presidente o come si chiama, i quali verificheranno che nelle sue parole di saluto non vi siano “criticità”. (Devo chiedere come si traduce esattamente Criticità in ucraino). Ora mi chiedo quale causa di forza maggiore stia escogitando Volodymyr Zelensky per uscire senza offendere troppo e senza offendersi troppo da questa colossale minchiata. Hai due minuti, ma sub iudicio. Dice Makkox che da quando c’è un tale, lui non deve più pensare a che cosa fargli dire nelle vignette. Non conosco quel tale, ma ho letto la contemporanea notizia sul modo in cui la Rai risolverà lo spinoso caso dei due minuti registrati di Volodymyr Zelensky a Sanremo. Se la prenda calma Makkox: fanno tutto loro.

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