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bandiera bianca

Cara Rai, Zelensky a Sanremo non è un monologo di Beppe Grillo

Antonio Gurrado

Prima ancora che nel lunare dibattito sull’opportunità di fare parlare il presidente ucraino al Festival dei fiori, la vera stranezza sta nella pretesa di equipararlo a un fuori programma normalizzato, con vidimazione d’ufficio

Sarà divertente se, come scrive Repubblica, davvero l’intervento di Zelensky a Sanremo verrà sottoposto a un controllo preventivo che, risalendo per li rami, potrebbe culminare addirittura nella visione da parte dell’amministratore delegato della Rai. E chissà cosa accadrà al video registrato se l’ad o uno dei sottoposti dovesse ritenerlo inadatto al contesto festivaliero. Si chiederà a Zelensky di registrarne un altro, in cui si limiti a commentare le canzoni dei big? Lo si manderà in onda senza audio? Al suo posto verrà trasmesso all’ultimo uno spezzone di Domenico Modugno che canta “Volare” o di Francesco Salvi che canta “Esatto!”?

 

In attesa di chiarire questi dubbi, possiamo intanto star certi che, in Italia, non è la politica che controlla la comunicazione ma la comunicazione che controlla la politica. Gli eventi degli ultimi anni ci hanno ricordato che la politica è una cosa grande, da cui dipendono la vita e la morte delle persone: la crisi economica, la pandemia, la guerra… Ma la Rai sembra ancora rimasta ai tempi in cui, parlando del Parlamento, non si poteva dire “membro” per timore di associazioni sconvenienti.

  

Prima ancora che nel lunare dibattito sull’opportunità di farlo parlare, la vera stranezza sull’intervento di Zelensky sta nella pretesa di equipararlo a un monologo di Beppe Grillo, a un’irruzione di Cavallo Pazzo, alla farfallina di Belén: un fuori programma normalizzato, con vidimazione d’ufficio, da consumare fra un applauso e l’altro.