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Requiem per vecchi che se ne vanno così: dalla finestra, chiedendo scusa

Adriano Sofri

In fuga dalla Rsa. A volte sembrano strani tentativi di evasione che finiscono in tragedia, altre volte i titoli dei giornali sono inequivocabili: si è lanciato dal secondo piano

Mario F., 91 anni, di Papozze (Rovigo), nella notte fra domenica e lunedì ha legato le lenzuola del suo letto nella locale Casa di riposo, e si è calato dalla finestra della sua stanza al primo piano. Dev’essere scivolato, e il lenzuolo cui si era legato ha provocato una compressione fatale. E’ stato ritrovato appeso, la mattina. Il direttore della struttura ha detto: “Stava bene, non soffriva di patologie degenerative. Non si sa cosa gli sia passato per la testa, da un punto di vista psicologico era sereno”. Aveva nipoti a Bologna, ma poteva solo sentirli al telefono, per le regole del Covid. “Di certo poteva uscire e andare dove voleva dalla casa. Era anche un uomo solare; l’età e l’inizio di deficit cognitivi forse hanno contribuito al triste epilogo”. 

In rete si trova una sequela di notizie analoghe, di anziane e anziani ospiti di case di riposo che muoiono cadendo da una finestra: a Volpiano (Torino), una pensionata di 74 anni, luglio 2020; a Chieri (Torino), il 6 aprile 2021, domenica di Pasqua, un uomo di 65 anni; a Forlì, un lavoratore della Rsa, 57 anni, 2021; un anziano a Roccapiemonte (Salerno) novembre 2021… Quasi sempre, “due le ipotesi principali: un tentativo di suicidio o di scappare dalla struttura”.

Ne avevo già scritto, nel maggio scorso. Anche allora si era trattato di un uomo di 91 anni che tentava la fuga. “Robbio (Pavia). Tenta la fuga dalla Rsa calandosi dalla finestra: 91enne cade e muore”. Aveva studiato l’evasione “approfittando di un cambio turno delle infermiere… Si è aggrappato a un tubo di gomma collocato da lui stesso”. E’ caduto dall’altezza di due metri e mezzo, e dapprincipio era cosciente: “Continuava a ripetere: ‘Scusatemi’… Era un uomo lucidissimo, affabile, ma provato dalla recente morte della moglie”. (Dunque voleva tornare a casa, a una casa? Raggiungere lei? Semplicemente: evadere?). “I suoi cari erano molto presenti” (povere persone). 

Un uomo vecchio, provato ma lucidissimo, non malato di una malattia contagiosa, non riesce a immaginare di poter prendere il corridoio, le scale e la strada della porta per uscire dalla Rsa? Qual è la regola, mi chiedo. A un vecchio, mi dico, una finestra può sembrare più aperta sulla libertà che una porta. 

Anche allora avevo cercato in rete con le parole: “Tenta la fuga dalla Rsa”. Avevo trovato la notizia torinese di un mese prima. “Chieri, fugge dalla Rsa e cade dal secondo piano. L’anziano, 65 anni, si sentiva solo: è ricoverato con fratture multiple”. Qui era più difficile evocare un’evasione, in senso stretto: “Lanciandosi dal secondo piano”, diceva l’articolo. “Da qualche mese era in degenza lì. Già diverse volte aveva chiesto di poter lasciare quel posto e probabilmente nella domenica di Pasqua la voglia di fuggire ha preso il sopravvento”. La cronaca riportava il commento della dirigente di un’associazione di volontariato: “Non è la prima volta che capita. C’è chi scavalca il balcone, chi si lancia dalla finestra. Spesso sono gesti dettati dalla solitudine. Dalla voglia di rivedere i propri cari. Un disagio amplificato dalla pandemia. /…/  Per molti di loro  queste strutture si sono trasformate in prigioni”. 

Se ne vanno così. Dalla finestra. Chiedendo scusa.

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