Busto di Kafka di Olbram Zoubek (Wikimedia Commons) 

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Così è annunciata la morte di Klaus Wagenbach, "vedova" di Kafka

Adriano Sofri

Di una vita lunga, tanto piena e tanto audace, la casa editrice da lui fondata ha scelto un elenco di connotati umani e civili. Molti di noi hanno frequentato la sua opera attraverso il grande amore per Franz Kafka

“Care amiche e amici,
bambino di guerra, vedova, la più anziana, di Kafka, anarchico e cavaliere, ciclista, berlinese e appassionato dell’Italia, 
creatore di libri, redattore, scopritore di autori, fondatore d’edizione, mente politica indipendente, lettore selvaggio e fervido cantastorie, 
amante dell’arte, amico e compagno premuroso, bevitore di vino rosso,
a 91 anni, il 17 dicembre 2021, venerdì,
il dottor Klaus Wagenbach,
è morto a Berlino, accompagnato dalla sua famiglia e circondato dai suoi libri”.

Così (la traduzione senza pretese è mia) la casa editrice Wagenbach ha annunciato la morte del suo fondatore. Di una vita lunga, tanto piena e tanto audace, ha scelto un elenco di connotati umani e civili. Non di un solo grande amore vive infatti un uomo, salvo quello della libertà che alla fine tutti li riassume. Molti di noi hanno frequentato l’opera di Wagenbach attraverso il suo grande amore, non esclusivo ma senza riserve, per Franz Kafka. Era stato lui a dirsi ironicamente “la più anziana vedova di Kafka ancora in servizio”. Si ama Kafka in due modi opposti e complementari: con la devota soggezione suscitata dal riconoscimento di un dono inaudito dell’intelligenza messa in scrittura; e con la trepidazione protettiva verso un’esistenza offesa e spiritosa. Klaus Wagenbach ha fatto le due cose nel modo migliore.

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