Uomini in fuga durante un bombardamento nella città ribelle di Hamouria, nella regione di Ghouta il 19 febbraio. Foto LaPresse

Intorno alla Siria incendiari e spettatori ingordi

Adriano Sofri

Dopo sette anni di mattatoio, centinaia di migliaia di morti ammazzati e altre di mutilati, milioni di profughi e sfollati, quello che succede ora non è solo una scintilla  

Che cosa pensare di un mondo, governi e individui, che si allarma (ma ancora al quinto o sesto posto nella classifica dei titoli) per la minaccia di una guerra mondiale di cui la Siria è la scintilla? La scintilla? Dopo sette anni di mattatoio, centinaia di migliaia di morti ammazzati e altre di mutilati, e milioni di profughi e sfollati? Una fornace infernale ha divorato un popolo e ha attirato sui suoi bordi una congerie di incendiari e spettatori ingordi o ipocriti. C’è una sola grande potenza che sembra astenersi dalla ressa ed è la Cina: potrebbe uscirne sulle macerie dei contendenti grandi e piccoli consacrata come la prima potenza mondiale. La macelleria siriana è stata cronicizzata con una inaudita dolosa e colposa cospirazione internazionale. Bashar al Assad ha torturato e sterminato il “suo” popolo come pochi altri despoti nella storia, tenuto in bilico e poi resuscitato dalla Russia di Putin, che non ha procedure interne a intralciare il suo decisionismo e può bombardare a piacere. Quei vincoli gli Stati Uniti li hanno, e Obama ha mirato a uscire col minimo danno proprio dal vicino oriente, ma non ha potuto e, per fortuna, voluto ignorare la sfida infame dello Stato Islamico, che senza i bombardamenti americani sarebbe ancora lì, illeso dalle democrazie europee e dall’autocrazia russa.

  

Oggi Trump è del tutto imprevedibile – “buono a niente e capace di tutto”, secondo una formula che piaceva a Marco Pannella: ha l’Iran per nemico principale, se non altro nelle sfuriate, e i curdi del Rojava in Siria come soli alleati sul terreno (i curdi iracheni li ha già lasciati alla deriva). Ha la Turchia come secondo esercito della Nato e come nemico imminente sul terreno, una volta che l’invasato Erdogan abbia sbrigato selvaggiamente la pratica di Afrin e passi a Manbij e al grosso del territorio curdo-siriano. Israele ha l’Iran e le decine di migliaia di razzi Hezbollah sempre più addosso al confine. La Siria protettorato russo continua a fare strage nei sobborghi di Damasco e si muove simulando il soccorso ai curdi di Afrin di cui i turchi fanno strage. Una scintilla, in questa pirotecnia sfrenata?

  

E l’Europa? L’Europa vecchia e saggia di due guerre mondiali e di una recente guerra balcanica durata a sua volta anni con una ferocia selvaggia e impunita, che non avrebbe saputo muovere un passo alla volta dei tagliagole dell’Isis e che si barcamena (che verbo, eh? ad accostarlo alle traversate del mare nostro) pagando un’estorsione a Erdogan e una alle bande libiche. Se avesse davvero il privilegio dei vecchi, la vecchia Europa, e ricordasse la storia del suo altroieri, scoprirebbe con spavento di aver a che fare con gli stessi conti non regolati. Che il medio oriente è il successore dei Balcani e delle guerre balcaniche, 1912-1913, che permisero alla scintilla del 1914 di incendiare i continenti. A un secolo dalla fine di quella guerra mondiale è ancora con il retaggio dell’impero ottomano che ci si misura, come in quei Balcani, aggrappandosi al disegno arbitrario delle potenze vincitrici di allora che se ne spartirono le spoglie e cedettero il passo a Stati fantoccio se non per la ferocia e il fanatismo. Le guerre balcaniche paiono episodi minuscoli al confronto della lunga strage siriana (e irachena – e yemenita, appena più in là). Gli stessi quattro anni e poco più della prima guerra mondiale sono stati doppiati dalla durata del mattatoio siriano. Mi fermo qui, era solo perché non sopporto di sentir nominare la scintilla. Potrei aggiungere che su questo rogo andrebbe misurata anche la classe politica parlamentare e governativa che uscirà alle elezioni politiche. Fate voi.

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