Alice e il sindaco

La recensione del film di Nicolas Pariser, con Fabrice Luchini, Anaïs Demoustier, Nora Hamzawi, Léonie Simaga

Mariarosa Mancuso

Pura fantascienza, per gli spettatori italiani. Sospettiamo, pure per gli spettatori francesi. Esistono i racconti morali, titolo collettivo di sei film diretti da Éric Rohmer (fa da modello qui “L’albero, il sindaco, la mediateca” – la mediateca era il feticcio dei sindaci progressisti anni 90, non più solo libri). Esiste l’apologo filosofico, genere pochissimo adatto al cinema. Il sindaco di Lione, dopo trent’anni di politica, è spossato e senza più idee. Convoca dunque Alice, che ha insegnato filosofia a Oxford (“E ho viaggiato tanto”, precisa in un momento nannimorettiano), e le offre un incarico (pagato) al palazzo comunale. Il sindaco socialista Fabrice Luchini è tanto bravo che si fa guardare anche quando si infila le ciabatte Birkenstock. La studiosa di filosofia Anaïs Demoustier porta scarpe maschili e camicia infilata nei jeans. La capo di gabinetto veste da donna in carriera con tubino e tacchi alti: al reparto guardaroba ogni tentazione di uscire dal déjà vu si spegne.

 

“Modestia”, dice il primo memorandum che Alice passa al sindaco, che lo legge e subito si dimostra interessato – l’avevamo detto che era un film di fantascienza. Non è finita, arriva il dibattito numero 1, per una sinistra che vuole dirsi moderna. Il sindaco crede nella crescita e nell’ingegnosità umana, la giovane filosofa ribatte che “possiamo solo gestire la penuria, e sono trent’anni che con il vostro atteggiamento non avete risolto nessun problema”. Alla casella “sposata o fidanzata?” lei risponde No e No. Lui si dichiara separato: “La politica è come la musica e la pittura, prende tutta la vita”. Pur nel genere “racconto morale fantascientifico”, lo spettatore comincia a pensare che il regista (nonché sceneggiatore) stia un po’ esagerando. Arriva uno stampatore di libri che sta per chiudere bottega (brivido di solidarietà tra le spettatrici dell’Anteo, ma un kindle mai?). E un’artista che spiega: “Siamo tutti licheni, dobbiamo fare un nuovo patto con animali e piante”. Di tanto in tanto la ricoverano, e l’amico dice: “Non so se è la verità che la rende folle, o la follia che le fa vedere la verità”. Fantascienza morale con comiche.

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