Villetta con ospiti

La recensione del film di I. De Matteo, con M. Giallini, M. Cescon, M. Gallo, V. Marchioni

Mariarosa Mancuso

Made in Italy 2. Il primo tentativo “C’è del marcio nella borghesia” di Ivano De Matteo fu “I nostri ragazzi” liberamente ispirato al bestseller “La cena” di Herman Koch (Neri Pozza). Due fratelli, uno di successo e l’altro meno, si ritrovano con le consorti al tavolo di un ristorante. Scelto dal più ricco, quindi già motivo di ruggine, se non ci fosse un problema già grave: i figli per divertimento hanno dato fuoco a una barbona, le telecamere di sicurezza hanno registrato il fattaccio senza riuscire a identificare i colpevoli. Che fare? Fingere che non sia successo nulla, considerandola una ragazzata finita male? Oppure denunciare i ragazzi, tra le lezioni che i figli prima o poi devono imparare c’è il senso di responsabilità (il film esiste anche in versione americana, diretto da Oren Moverman con Richard Gere candidato al Congresso: il manifesto annuncia “un feroce ritratto dell’America contemporanea”, dimenticando che Herman Koch è olandese, e in Olanda ambienta i suoi nerissimi romanzi). C’è del marcio anche nella “Villetta con ospiti”, che inizia inquadrando un lupo ammazzato. Abbiamo visto abbastanza film per non farci illusioni sul seguito. Lupi poi saranno gli uomini (e anche le donne si intende), l’un contro l’altro armati (un po’ di progresso c’è stato, a peggiorare la situazione) per conservare il proprio benessere e la propria tranquillità. A scapito dei più deboli? Ma certo, a scapito dei più deboli, travolti dall’insano meccanismo che perpetua i privilegi. Stabilite così le linee guida del film d’impegno civile, vediamo lo svolgimento. La prima parte – tutto accade in 24 ore, un giorno e una notte – scorre abbastanza veloce e la presentazione dei personaggi evita le goffaggini che sempre affliggono i film italiani. Vediamo mariti fedifraghi, medici che mettono protesi scadenti alle vecchiette, preti puttanieri, poliziotti corrotti, donne fragili e sofferenti (solo le anziane combattono e le badanti rumene provano a farlo). Poi la pistola spara. E per far capire bene il messaggio – che famiglia, praticano tutti e sette i peccati capitali! – il ritmo diventa lentissimo, da dettato.

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