FIRST MAN - IL PRIMO UOMO

La recensione del film di Damien Chazelle, con Ryan Gosling, Claire Foy, Corey Stoll, Kyle Chandlerxx

Mariarosa Mancuso

Un film di tutti maschi, con la NASA sullo sfondo, i razzi, le tute imbottite, il casco che nasconde il faccino di Ryan Gosling. L’unica femmina rilevante – Claire Foy, scesa dal trono di “The Crown” per far la casalinga americana anni 60 – si torce le mani e cerca di mascherare la tensione: il consorte sta partendo per la luna, ai bambini ha dato il solito bacio con rimboccatina di coperte, neanche una parola sul fatto che potrebbe non tornare più. Perdonarglielo pare difficile, dopo “La La Land” (o della meraviglia).

 

Più a raccontare la trama che a vedere il film: Damien Chazelle (33 anni a gennaio, decise di darsi al cinema dopo aver visto “Cenerentola” dieci volte di fila) ha abbastanza risorse per incantare anche lo spettatore disinteressato alla conquista dello spazio e alla gara con i sovietici. Nell’angusta navicella – non pare neppure tanto solida – che serve a Neil Armstrong per simulare l’allunaggio, fa entrare una mosca. Lo stesso trucchetto che i pittori, antichi e meno antichi, usavano per dar prova di realismo. Chi guarda il quadro si concentra sulla mosca, sembra proprio vera, e vorrebbe scacciarla con la mano: ora che abbiamo creduto alla mosca, crediamo a tutto il resto.

 

La mosca ronza, i comandi non sempre rispondono, la navicella è rivestita con qualcosa che assomiglia tanto al foglio d’alluminio per mettere il pesce in forno. Tutto è minuscolo. Tutto è approssimativo: niente a che vedere con il trionfalismo visto in “Il diritto di contare”, con le donne calcolatrici nere arruolate dalla NASA.

 

Sulla luna si va con la cartina, cercando il punto migliore perché la navicella si poggi, sembra la scena al Planetario in “La La Land”. Ai bambini, si dice la verità convocando una mini conferenza stampa (con le mezze verità del caso). Claire Foy, che nei veri anni Sessanta avrebbe ficcato nel reggiseno mezzo chilo di ovatta per mascherare la mancanza di tette, ha abitini fantastici – e anche Ryan Gosling non scherza, con la sua maglietta gialla profilata di nero. C’è un tentativo di musical, con rumori, vibrazioni, sistemi di allarme, sbuffi di vapore.

 

Perdoniamo i momenti strappacuore, ma la prossima volta rivogliamo il musical.

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