Da sinistra: Helm, Robertson, Danko, Hudson, Manuel (Olycom)

1943-2023

Addio a Robbie Robertson, il chitarrista che propiziò la svolta elettrica di Dylan

Nicola Contarini

Leader di The Band, unico gruppo a potersi permettere un nome del genere, ha composto una canzone memorabile come "The Weight" che è un inno allo spaesamento che solo l'America riesce a provocare. È morto a 80 anni dopo una lunga malattia

Che suono fanno le lacrime di rabbia quando cadono? Quello della chitarra elettrica di Robbie Robertson. Il musicista canadese è morto a 80 anni dopo una lunga malattia, era un monumento vivente di una stagione irripetibile in cui le radici ancestrali dell’America – radici cruente perché fragili, cariche di fede, profezie e speranza – avevano trovato linfa espressiva nella musica “nuova” di quei tempi: il rock. In principio era Dylan. Prosecutore dei folksinger di denuncia e di protesta come Woody Guthrie, Robert Zimmerman detto Bob, dopo i primi successi clamorosi all’inizio dei Sessanta commette quello che è ricordato come il più clamoroso tradimento nella storia della musica pop: la famigerata svolta elettrica. A renderla possibile è un gruppo di canadesi che si era fatto le ossa con il nome di The Hawks. E può il gruppo di Bob Dylan non essere composto dai migliori talenti su piazza? Non può. Così, oltre a Robbie Robertson alla chitarra ci sono Levon Helm, batterista seminale, il tormentato pianista Richard Manuel, poi Rick Danko, eroe delle fiabe prestato al basso, e la grande anima di Garth Hudson, organista, a tenere compatto il tutto.

 

Dal ’65 Dylan and the Hawks girano in tour gli Stati Uniti e il mondo, sfidando chi gridava “Judas!” al menestrello di Duluth per aver sacrificato il folk sull’altare blasfemo del rock. E siccome Bob Dylan è il numero uno, la sua band non può avere un nome generico come The Hawks: ecco allora che nasce The Band, l’unica possibile, l’unica a quel livello. Nel ’68 debuttano in proprio con Music from Big Pink, dal nome del casale dipinto di rosa in cui effettuano le registrazioni. E’ uno dei più grandi dischi della musica pop e rock di sempre. Robbie Robertson scrive da solo buona parte delle canzoni tra cui The Weight, distillato di quello spaesamento che solo un continente dalle radici incerte come l’America sa indurre: “I pulled into Nazareth, was feeling 'bout half past dead”, sono entrato a Nazareth, mi sentivo mezzo morto… Ma si tratta di Nazareth in Galilea o piuttosto di quella in Pennsylvania? (Sapete quante “Rome” ci sono negli Stati Uniti? Poco meno di una ventina).

 

 

Nella carriera di Robertson c'è anche uno smacco, l'unico: si ritrova cantante di media lega in mezzo a tre ugole d’oro come Helm, Manuel e Danko. Poco male, lui parla attraverso la sei corde, e si prende tutta la scena sin dal principio con l’attacco di Tears of Rage, in cui cucina il suono della chitarra elettrica con l’effetto Leslie, per imitare l’organo e finalmente sovrastarlo.

La musica di The Band rievoca un passato di frontiera, di corse all’oro e di ubriacature disperate nei saloon. Racconta storie di vinti, massimo esempio ne è The Night They Drove Ol’ Dixie Down, dall’album successivo intitolato semplicemente The Band. Sempre vergata dalla penna di Robertson, mette in scena il dramma della Guerra di secessione dal punto di vista di un confederato. La musica di The Band riesce nel miracolo: tenere insieme il blues nero di Muddy Waters e l’outlaw country di Johnny Cash, il gospel e il folk.

 

 

Ma la vita del rocker, si sa, è devastante per il fisico e la mente. Robertson organizza così l’addio alle scene nel ’76 e lo fa nell’unico modo che si addice a un gruppo chiamato The Band: convoca Martin Scorsese in persona a filmare il concerto d’addio. The Last Waltz, l’ultimo valzer, è un grandioso documentario rock in cui si avvicenda sul palco una sfilza di ospiti clamorosi, dai connazionali canadesi Neil Young e Joni Mitchell al dio della chitarra Eric Clapton (ma Robertson non sfigura alternandosi negli assoli incendiari di Further On Up The Road), da Muddy Waters al padrino Bob Dylan, che tante canzoni gli aveva regalato dopo la collaborazione in tour. Gli altri membri di The Band si riuniscono per nuovi dischi e tour negli anni successivi, ma sempre senza Robertson che rimane fedele alla parola data: l’ultimo valzer era stato danzato.

Con la sua dipartita resta solo Garth Hudson a custodire il nome del gruppo, gli altri compagni lo hanno preceduto: dal tragico suicido di Manuel nell’86 alle morti di Danko e Helm nel ’99 e nel 2012. Ma l’ultima occasione per apprezzare l’arte di Robbie Robertson è ancora da venire: l’uscita a ottobre di Killers Of The Flower Moon di Martin Scorsese, la cui colonna sonora è stata composta dal chitarrista e segue la collaborazione in molti altri film dell’amico come Toro scatenato, The Departed e The Wolf Of Wall Street.

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