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Il caso

Voce, pianoforte, occhiali da sci e passamontagna: Liberato impazza a Napoli

Stefano Pistolini

Il cantante mascherato, la serata della celebrazione in collaborazione con Geolier e il nuovo singolo "O core nun tene padrone (1926 Mix)". A settembre tre serate in piazza Plebiscito, una perla nella collana di splendori pop che decorano la città

Parlando di pallone, l’indubbio vantaggio della città di Napoli su Roma, Milano e Torino, è di avere una sola squadra che conta, e perciò niente derby, niente infide cuginanze, niente spartizioni e invidie. Tutta la metropoli compattamente schierata a sospirare in maglia azzurra e quando finalmente arriva la festa, riguarda e coinvolge tutti e produce un fenomeno memorabile: immagini stupefacenti, pirotecnie abbaglianti e anche, naturalmente, tanta musica, d’ogni genere, dal neomelodico alla trap partenopea, transitando per il meticciato sonoro di cui dalle parti del Vesuvio si detiene l’indubbio primato. 

 

E’ in questo solco che la sera della celebrazione del titolo, domenica scorsa, al centro del tappeto verde del San Paolo ha fatto a sorpresa la sua apparizione il cantante mascherato per antonomasia, ovvero Liberato. Che senza dubbio rappresenta il miglior patrimonio della nuovissima musica napoletana, in degna coabitazione con Geolier – ma mentre quest’ultimo è un rapper classico, che declina su quei ritmi i temi tradizionali della motivazione e del sentimento, Liberato è una personalità musicale assai più complessa, capace di miscelare la vena cantautorale, vaste citazioni drum’n’bass anni Novanta (con ripetute collaborazioni con pezzi di Massive Attack che ancora s’aggirano per i vicoli di Napoli), atmosfere soffuse e a tratti quasi ambientali, andamenti lenti, parole rarefatte e appassionate al tempo stesso. Soprattutto Liberato non si sa chi sia, anche se forse questo, in città e nell’ambiente, è un segreto di Pulcinella: ma lui tiene duro e ogni volta che appare in pubblico, in uno dei rari live, o nelle immagini dei suoi videoclip, è sempre a volto coperto, spessissimo ripreso di spalle. 

 

E però anche Liberato ha una grande passione, la stessa condivisa da tutti i concittadini, ovvero la compagine di Spalletti con la sua commovente rincorsa al titolo, per festeggiare la quale adesso ha addirittura abbinato al suo nome, in testa a tutti i social, il numero 1926, che altro non è che l’anno di fondazione della società sportiva. E per la notte della consacrazione Liberato1926 ha fatto le cose in grande: al San Paolo prima s’è fatto fotografare (rigorosamente di spalle) in venerazione di fronte alla statua di Maradona. Poi è salito sul palco e ha regalato ai tifosi un breve set per voce, pianoforte, passamontagna e occhialoni da sci, intonando due dei suoi grandi successi, “Tu t’e scurdat’ ’e me” e “O core non tene padrone”, prima di concludere l’esibizione con la propria versione, scandita allo sfinimento, di “La Capolista Se Ne Va”, l’inno che i sostenitori partenopei intonano a coronamento di ogni trionfo della loro squadra. Poi ha detto solo “Forza Napoli sempre”; ha alzato la mano facendo segno “3”, ormai divenuto il modo di salutarsi per le vie di Napoli, ed è scomparso come Diabolik, inghiottito dal suo anonimato. Ma già il giorno dopo è tornato a farsi vivo, questa volta mediaticamente, con l’uscita del singolo di “O core nun tene padrone (1926 Mix)” (pubblicato sui servizi streaming alle 19.26 precise), che poi è un brano composto per la colonna sonora di “Ultras”, film diretto da Francesco Lettieri, che di Liberato è l’abituale collaboratore visivo e in questo caso l’autore del video che fa da pendant all’uscita: il volo di un drone per i vicoli dei Quartieri Spagnoli festosamente ricoperti dall’azzurro di quelle maglie, che finisce di fronte al celebre murales del Pibe de Oro, dove la finestra si apre per ammetterci nella stanza dove Liberato scandisce, in coda alla canzone, la formazione del Napoli 22/23, palese elenco di santi subito. 

 

Una notevole messinscena, architettata con stile e ironia, che segna peraltro il ritorno di Liberato sulle scene, dopo uno iato che aveva fatto pensare alla sparizione del cantante senza nome e che invece precede quello che s’annuncia come un evento imperdibile, ovvero le tre serate, 16-17-18 settembre, in cui l’artista sarà in concerto a piazza Plebiscito. Un’altra perla nella collana di splendori pop che decorano Napoli di questi tempi, quasi che l’autentico spirito della città e la sua rappresentazione artistica avessero trovato una miracolosa congiunzione astrale, in un perenne stato di grazia. Che siano pellicole di Sorrentino o Martone, che sia quel perfettissimo cast di “Mare Fuori”, che siano le modulazioni canterine delle sue voci migliori, Napoli adesso vince. E Aurelio De Laurentiis, che non perde un colpo, ha già in allestimento il docufilm per raccontare al mondo questa irripetibile primavera.

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