Un Maggio Thailandese

Massimo Morello

Passate le feste di Songkran, il Capodanno thailandese, si apre un periodo di incertezze politiche e ideologiche. Mentre il Regno sembra avviato alla Restaurazione,
i giovani potrebbero rivelarsi i protagonisti di una contestazione destinata a modificare la cultura nazionale. Uno scenario da Sessantotto.

Dal 13 al 16 aprile si è festeggiato il Songkran, il Capodanno Thailandese. Conosciuto anche come la festa delle acque, è un vero e proprio rito di passaggio (passaggio astrologico è il significato sanscrito della parola samkranti). L’acqua che si materializza con le prime piogge dopo il mese più caldo e secco è il simbolo della rinascita primaverile, il medium per purificarsi dalle negatività dell’anno trascorso, far scorrere via peccati e sfortuna. Songkran, dunque, segna un vero e proprio passaggio fisico, psicologico, spirituale che veniva celebrato con abluzioni e gentili  spruzzi d’acqua. Col tempo il valore sacrale del Songkran si è diluito, mentre diveniva sempre più predominante l’aspetto ludico, quasi pagano. Tanto che le strade di ogni città o villaggio thai si trasformano in torrenti, teatro di vere e proprie battaglie d’acqua. In alcuni casi, ormai, il Songkran è divenuta la festa più amata dai turisti che la interpretano come un party non-stop tanto wild quanto wet. 
Il Songkran che ha segnato l’inizio del 2562, nuovo anno del calendario buddista, tuttavia, può rivelarsi davvero un importante rito di passaggio per il Regno di Thailandia. Dal 4 al 6 maggio, infatti si svolgeranno le solenni ed elaborate cerimonie per l’ufficiale incoronazione di Sua Maestà Maha Vajiralongkorn, Re Rama X, un sovrano che sembra voglia riaffermare il valore quasi sacrale della monarchia e incarnando uno dei pilastri stessi della nazione. Una vera e propria Restaurazione.   
Se le cerimonie d’incoronazione rappresenteranno una sorta di proseguo delle feste di Songkran, quest’anno più che mai il periodo seguente potrà essere caratterizzato da maggior ansia e stress, quello che è definito “post-holiday blues”. Pochi giorni dopo, il 9 maggio, la Commissione Elettorale comunicherà i risultati ufficiali e definitivi delle elezioni del 24 marzo scorso (se ne parla qui, qui e qui). Risultati che sembrano scontati: nel periodo post-elettorale, infatti, la giunta militare ha fatto di tutto per assicurarsi il mantenimento del potere, tra riconteggi di voti e distribuzione di seggi in base a formule che sembrano favorire i piccoli partiti vicini al governo. A fare le spese di questi complessi intrighi post-elettorali è stato soprattutto il nuovo, emergente e sorprendente partito d’opposizione, quel Future Forward che con 6,2 milioni di voti si è rivelato la terza forza politica del paese. Alleandosi con il Pheu Thai, il partito dell’ex premier Thaksin Shinawatra, il Future Forward poteva seriamente minacciare l’egemonia della giunta guidata dal generale Prayuth Chan-ocha (che, per l’ennesima coincidenza storica, ha preso il potere in maggio, nel 2014). Ma questo “Fronte Democratico” è minacciato dalle accuse di sedizione rivolte a Thanathorn Juangroogruangkit il giovane miliardario carismatico fondatore di Future Forward: con un fenomenale paradosso il crimine di Thanathorn sarebbe quello di aver dato assistenza ai leader dei gruppi che nel 2015 manifestavano contro il colpo di stato violando la legge che vietava la riunione di più di cinque persone. Crimine per cui Thanathorn rischia sino a nove anni di prigione e l’interdizione dai pubblici uffici. Come se ciò non bastasse, Thanathorn e il segretario del partito Piyabutr Saengkanokkul (professore di diritto  che potrebbe essere definito il Marcuse di questo periodo storico thai) sono sospettati  di tendenze repubblicane e di non essere dei “veri thai” (come scritto su Facebook da un ex giudice della Corte Suprema) date le loro origini cinesi.

Queste accuse, che fanno apparire il Future Forward come la minaccia più temuta da parte dei militari, ne confermano l’importanza nella società e nella cultura thai. Il partito, infatti, sembra aver raccolto il consenso di tutti quei giovani che votavano per la prima volta e di una nuova generazione thailandese che vuole superare le tradizionali categorie sociopolitiche locali. Tutti coloro, insomma, che il generale Prayuth ha accusato di esprimere un “pensiero scorretto”. Personaggi ben rappresentati dai rapper che si esprimono contro la giunta militare o, come 19Tyger, creano una nuova mitologia degli slum.

Giovani che sembrano alla ricerca di una nuova dimensione (tanto per citare Marcuse) e potrebbero essere i protagonisti di una nuova stagione del Regno. Passaggio ben più profondo di ogni altro rito, di natura sociale, politica e filosofica. Come accadde in un maggio di cinquantuno anni fa, nel Maggio del ’68.
«Thai significa libero» dice Tew Bunnag, scrittore thailandese che visse quella stagione. «Il futuro della Thailandia sta tutto in una nuova generazione che pensi liberamente».

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