Speciale. Cosa sappiamo finora degli attentati di Bruxelles

Mario Sechi
Una raccolta di fonti, informazioni e notizie utili messe in ordine per farsi un'idea chiara sugli attacchi in Belgio

Cosa sappiamo finora degli attentati di Bruxelles? List va in real time per la seconda volta oggi con una certezza: i terroristi hanno potuto agire con una inquietante facilità, non hanno avuto bisogno di penetrare alcun sistema di sicurezza preventiva. I servizi segreti erano a conoscenza di un clear and present danger, ma questo non è bastato. Le cinture esplosive di Parigi erano state fabbricate a Bruxelles, indizi sul progetto erano sparsi ovunque da mesi. Come è stato possibile un simile buco dell’intelligence? E’ una domanda che avrà (forse) qualche risposta nelle prossime ore. Intanto, proviamo a comporre il mosaico della giornata.

 

La gestione di Salah Abdeslam. Cosa è successo nelle 48 ore di tempo intercorse tra l’arresto del terrorista ricercato per gli attentati di Parigi e la strage di Bruxelles? E’ una domanda di fondamentale importanza perché la gestione di Abdeslam forse poteva evitare la strage. Non solo: perché è stata fatta filtrare la notizia del “sollievo” del terrorista dopo l’arresto? Ancora: perché diffondere la notizia che era pronto a collaborare? Proviamo a lavorare con il metodo del fictional scenario: catturano un mio compagno di jihad, apprendo che sta per spifferare tutto agli investigatori, cosa faccio? Ho due vie possibili: 1. Entro nel “bosco”, sparisco; 2. Accelero il piano per fare un nuovo attentato. Altro punto delicatissimo: quanto tempo si è perso nella disputa tra Francia e Belgio per l’estradizione? E infine, la domanda che innesca il ticking time bomb scenario: com’è stato interrogato Abdeslam? E’ stato fatto tutto il possibile? Si è sottovalutato lo scenario? Poteva fornire informazioni che avrebbero salvato le vite spezzate oggi a Bruxelles? Sono domande terribili che di fronte a questa strage non possono restare sospese. E il Belgio ha grandi responsabilità e omissioni nel campo della lotta al terrorismo. E’ ora di aprire gli occhi. Proviamo a mettere insieme le tessere del mosaico, partiamo dal 2001.

 

Belgian Connection. Il Financial Times unisce tutti i puntini dal 2001 a oggi. E guarda caso il plot comincia a Molenbeek, la città dove parte una cellula di terroristic he in Afghanistan uccide il comandante delle forze anti-talebane Ahmad Shah Massoud. Due giorni prima dell’11 Settembre 2001. La storia viene da lontano.

 

Il bilancio dell’orrore. Trentaquattro morti e duecentotrenta feriti.

 

Terza bomba disinnescata. Ritrovata in aeroporto, notizia di Associated Press.

 

 

Isis rivendica l’attentato. L’ha fatto prima in inglese in arabo. Rita Katz, fondatrice di Site ha anticipato l’analisi. Isis promette “giorni bui”.

 

 

La foto dei terroristi. E’ un’immagine tratta dalle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto e pubblicata dal giornale belga DH.BE

 

 

Tre uomini spingono tre carrelli per il trasporto dei bagagli. Procedono in parallelo. Due indossano maglioni scuri e, attenzione al particolare, hanno entrambi la mano destra guantata (evidenziata nel cerchio rosso), si suppone che serva nascondere il meccanismo che fa esplodere gli ordigni. Il terzo uomo a destra, con il cappello e il giubbotto, non ha la mano guantata, sarebbe ricercato.

 

Le esplosioni. Tre in tutto: due all’aeroporto e una alla metropolitana. Gli attacchi si sono svolti a distanza di un’ora l’uno dall’altro.

 

La scena dopo l’esplosione. Per sapere, per capire.

 


Attentats à Bruxelles: deux bombes ont explosé à Brussels Airport ce matin

 

La potenza. I terroristi hanno usato bombe ad alto potenziale. Basta osservare le foto dei danni provocati all’esterno e all’interno per farsi un’idea.

 

La hall dell’aeroporto dopo l’esplosione.

 

Tutto il fronte d’ingresso dell’aeroporto mostra danni ingenti.

 

Non è un ordigno fabbricato solo per uccidere chi sta in prossimità del terrorista. Siamo di fronte al progetto di una devastazione ad ampio raggio.

 

Le Soir, edizione straordinaria. Consultabile online gratuitamente. Un ottimo lavoro giornalistico.

 

La superprocura europea. Se ne parla ovunque, anche in Italia. L’Agi ha fatto un giro di opinioni, ne riportiamo due. Quella del ministro della Giustizia, Andrea Orlando: “E' un'idea che abbiamo sempre sostenuto e ora, alla luce dei tremendi attentati di Bruxelles che fanno seguito a quelli di Parigi, la necessità di creare una Procura europea antiterrorismo è più che mai urgente". Facile no? Tutt’altro, ecco cosa pensa il magistrato Armando Spataro: “L'auspicio del ministro Orlando per la creazione di una Procura europea è ovviamente del tutto da condividere - spiega Spataro -. Ma non vi è dubbio che l'obiettivo non è a portata di mano, viste le persistenti differenze tra gli ordinamenti europei, sia di tipo ordinamentale (per esempio in tema di indipendenza del pm) sia quanto alle tecniche di indagine nei confronti del terrorismo internazionale”. Il problema è quello della raccolta dei dati. Prenderli a strascico non serve a niente.