Lev Tolstoj

Redazione
Roberto Coaloa
Edizioni della Sera, 196 pp., 17 euro

    Goffredo Fofi, nella prefazione, scrive che “ci sono scrittori che hanno espresso in racconti una filosofia – meglio se nascosta nelle storie, ‘la cifra del tappeto’ cara a Henry James – e altri che l’hanno resa esplicita, e tra questi Tolstoj è probabilmente il più grande”. Ed è vero, considerato che per buona parte del primo Novecento, il santone di Jasnaja Poljana era venerato come il più grande di tutti, capace di annichilire il ricordo dei sommi vati della letteratura mondiale, Dostoevskij compreso. Ma chi era Lev Tolstoj? Il volume di Roberto Coaloa se lo chiede ripercorrendone la lunga esistenza terrena, dando il giusto rilievo a tutti i momenti salienti e decisivi che ne plasmarono carattere, stile, forma mentis. Tolstoj l’aristocratico non era un santo anche se – come bene è scritto nel libro – avrebbe tanto voluto esserlo. La mistica ortodossa, il fascino per i Vangeli, lo stupore sempre nuovo per candele e incenso, dopotutto, furono elementi centrali in lui, e lo si percepisce con chiarezza nella riflessione ad ampio spettro su vita e morte, religione e politica, fides et ratio. Ma se tali questioni ripiombano lo scrittore in un’età piuttosto lontana, quasi alle dispute e disquisizioni teologiche medievali, Tolstoj fu anche un grande innovatore, anticipatore visionario di temi che a un secolo dalla sua morte tragica e teatrale sono talmente d’attualità da finire nelle pagine para-culturali dei quotidiani: diete e vegetarismo, igienismo e difesa dell’agricoltura, condanna del consumismo. Ricorda l’autore che nel 1890 il grande Lev annotava nel suo diario: “Di una dieta rigorosa han bisogno tutti. E sul mangiare ci vuole un libro”. Ma c’è spazio anche per le ispirazioni che influenzarono il Tolstoj scrittore, da quello “mai citato”, Jean-Jacques Rousseau, a Etienne de La Boétie, filosofo, scrittore, politico e giurista francese cui sarà dedicato un intero capitolo in “Guerra e rivoluzione”. Una particolare attenzione viene data da Coaloa alla corrispondenza – non a tutti nota e poco indagata anche in termini puramente storiografici – che Tolstoj ebbe con Gandhi: sette lettere, quattro dell’avvocato indiano e tre del conte russo. Tutto ebbe inizio nel 1909, con Gandhi che scriveva all’ottantunenne (e ormai già spiritualmente proiettato all’altro mondo) Lev lodando “i vostri scritti che hanno lasciato una profonda impressione nella mia mente”. Gandhi chiedeva, in quel primo contatto, consigli per come strutturare l’impegno nella causa degli indiani nel Transvaal.


    LEV TOLSTOJ
    Roberto Coaloa
    Edizioni della Sera, 196 pp., 17 euro