Claudio Abbado

Mario Leone
Alessandro Zignani
Zecchini, 266 pp., 25 euro

Claudio Abbado è morto nel dicembre del 2014. La sua vita, fatta di musica, incontri, forti posizioni politiche e culturali, è stata raccontata in diverse opere. Lo fa anche Alessandro Zignani, cercando non solo di tratteggiare la figura di un uomo tutto votato alla musica, ma dell’uomo che attraverso il suo lavoro cerca di costruire un tipo di società ideale. L’autore non è nuovo a queste fatiche viste le ricerche svolte su altri grandi direttori. Lo conferma al Foglio: “Ho terminato con Abbado un percorso iniziato dieci anni fa con Furtwängler, e poi proseguito attraverso Mitropoulos, Karajan, Bernstein, Giulini, Carlos Kleiber. Abbado mi sembra l’erede di questi direttori, per la sua derivazione da un innesto tra un lirismo ‘mediterraneo’ e una vocazione mitteleuropea, nonché per la sua idea che la musica sia una drammaturgia dei sentimenti: una sorta di teatro dell’anima”. Il testo è attraversato da una marcata linea di gratitudine verso il musicista capace di fondare orchestre, promuoverne altre, riesplorare partiture poco eseguite, creare manifestazioni di vario tipo (il festival Berg, ad esempio) e una mal celata tristezza nel sentire che, con la morte di Abbado, sia andato via “l’ultimo umanista” che “ha sempre cercato di porre la musica al centro del suo umanesimo”. L’autore dedica l’ultima parte del libro all’ultimo anno di vita del musicista e ai mesi che seguiranno la sua morte. Zignani racconta del fallimento di un’opera tanto voluta da Abbado e mai realizzata: l’auditorium a Bologna. L’opera sarà bocciata subito dopo la morte del maestro, così come le attività dell’Orchestra Mozart, ensemble fondato e diretto da Abbado, cesseranno senza più riprendere. L’ultimo periodo di vita del Maestro però è anche ricco di progetti musicali, dove il direttore dirige, tra le varie cose, l’ultima Messa composta da Franz Schubert. In questo scorrere lento e inesorabile del tempo “Abbado riesce a trasfigurare una declinante condizione fisica in ali per l’ultimo volo”. Così ci saranno i concerti con la pianista Maria João Pires e con Martha Argerich. La registrazione del Concerto per clarinetto K 622 di W. A. Mozart. Proprio il genio salisburghese rappresenterà, con Bruckner, uno degli ultimi “compagni” di viaggio. Abbado dirige al Festival di Lucerna la Nona Bruckneriana e l’Incompiuta di Schubert. Sarà la sua ultima direzione. “La propose Vladimir Delman nelle sue ultime settimane, la scelse Leonard Bernstein, come lascito testamentario a quella Vienna che lo amò, e allo stesso tempo, respinse. […] Chi esce dal tempo predilige l’incompiuto; infatti, sa che è la cifra riassuntiva di ogni esistere”.

 

CLAUDIO ABBADO
Alessandro Zignani
Zecchini, 266 pp., 25 euro

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